La vita di Vincenzo Tiberio si iscrive di buon grado nella lista di coloro che dedicano la propria esistenza alla scienza e alla medicina. Si tratta di una personalità italiana importantissima che studiò le connessioni tra funghi, antibiotici ed estratti di muffe chiaramente in funzione medica. I suoi studi sono fra quelli che precorrono e aiutano nel lavoro iniziale Alexander Fleming, noto scopritore della penicillina.
Tiberio nacque a Sepino, piccolo comune in provincia di Campobasso, il 1° maggio 1869, in una famiglia benestante. Il padre Domenicantonio era un notaio, mentre la madre apparteneva ad una famiglia di ricchi commercianti. Ciò gli consentì di studiare tranquillamente, nonostante la prematura dipartita della madre e il nuovo matrimonio (pienamente accettato) del padre.
Compì gli studi elementari e secondari nel paese natale, superandoli con pieni voti e spostandosi in seguito a Campobasso per proseguire la sua istruzione. Da qui si spostò in seguito ad Arzano, in provincia di Napoli, e cominciò i suoi studi in medicina, avvicinandosi al mondo dei laboratori chimici e della ricerca. Nel 1893 conseguì la laurea con un anno di anticipo rispetto ai tempi previsti.
La sua carriera andava alla grande e l’anno successivo divenne assistente ordinario, con nomina annuale rinnovabile, nell’Istituto di Patologia Medica Dimostrativa. Qui scrisse innumerevoli recensioni di lavori scientifici; circa 180 per la precisione e, soprattutto, redasse il suo lavoro intitolato “Sugli estratti di alcune muffe” in cui teorizzava l’effetto battericida di alcuni di tali estratti. L’intuizione nacque osservando le acque di un pozzo, con pareti ricche di muffa, e le corrispondenti patologie riscontrabili su chi la beveva.
Nel frattempo (eh sì, non si fermava mai) vinse il concorso per Ufficiale medico della Regia Marina e, nel 1896 salpò sulla nave da battaglia Sicilia alla volta di Creta. Iniziava una nuova vita ma, la sua intuizione di poco tempo prima rimase forse il punto più alto della sua esistenza. Per sua sfortuna la biochimica era però ancora agli albori.
Precedendo di ben 34 anni l’invenzione di Fleming, Vincenzo Tiberio e la sua intuizione passarono quasi in sordina. Questo nulla toglie però al suo contributo alla biochimica, soprattutto in quanto lavoro prodromico e funzionale ai successivi lavori di altri grandi scienziati.