Molte sono le imprese militari passate alla storia per i motivi più disparati: vittorie schiaccianti o geniali; disfatte catastrofiche cariche di un denso simbolismo; massicci scontri in grado di contrapporre potenze di primo ordine. La lista in tal senso è pressoché interminabile. Tuttavia sono in pochi, forse pochissimi, a ricordare alcune imprese belliche solamente abbozzate o vagamente tentate, che in alcun modo riuscirono a mutare il corso degli eventi ma che comunque meriterebbero quantomeno una citazione per originalità, bizzarria o sfrontatezza. Ecco, ad occupare un posto speciale in questa “lista secondaria” è certamente la presunta campagna franco-russa volta all’invasione dell’India nel 1801, cuore ed emblema dell’imperialismo britannico. Ventimila e rotti Cosacchi sarebbero stati protagonisti di quella pazza idea, ma prima di avventarci in conclusioni frettolose, analizziamo il contesto dei fatti all’alba del XIX secolo.
Non è necessario essere il più accorto degli storici per comprendere lo scenario bellico-politico in quei primi anni del secolo decimonono. Napoleone è contro tutti e tutti sono contro Napoleone, la Francia e la Rivoluzione nata in seno ad essa. Eppure gli schieramenti non seguono un rigido paradigma, anzi, cambiano a seconda delle evenienze. L’esempio lampante – nonché propedeutico per la narrazione – è la Russia del nuovo zar Paolo I Romanov, figlio dell’imperatrice Caterina II. Lo zar salito al potere nel 1796 cambiò lentamente idea sulla Francia dell’allora primo console Napoleone Bonaparte. La Russia poco avrebbe guadagnato dall’eventuale sconfitta transalpina. Inoltre esisteva un enorme distacco tra l’ingente sforzo russo sul campo di battaglia e il distratto apporto anglo-austriaco, che però permetteva ai due paesi di salire lietamente sul carro dei vincitori quando c’era da festeggiare. Momenti rari, eh.
Paolo I mal sopportava questa situazione. Anzi, perse proprio la pazienza in occasione dell’annessione inglese di Malta e la conseguente cacciata dei Cavalieri dell’Ordine. Indovinate chi era il Gran Maestro? Esatto, proprio lo zar, che la prese sul personale e agì di conseguenza. Napoleone e Paolo divennero magicamente amici: l’impero russo si vide restituire un contingente armato fino ad allora prigioniero in Francia; in cambio lo zar disse a Luigi XVIII, suo ospite dal 1798, di fare le valige e sparire. Non restava che pianificare qualcosa, qualunque cosa, per infastidire Londra, dominante sui mari e ingombrante nei commerci. Così di fronte ad un globo, il primo console francese e l’autocrate di tutte le Russie ragionarono sul da farsi. La trepidante attesa partorì un piano, solo apparentemente folle e insensato: l’invasione dell’India britannica.
Il Bonaparte preparò il piano fin nei minimi dettagli. 35.000 fanti francesi, muniti di artiglieria leggera, si sarebbero riuniti ad altrettanti russi di stanza ad Astrakhan, tra fanti leggeri, cavalieri e Cosacchi. Attraversando il Mar Caspio, l’esercito avrebbe raggiunto la Persia settentrionale e da lì avrebbe marciato prima per l’Afghanistan, poi per l’attuale Pakistan e infine attraversato il fronte con l’India. Il tutto nell’arco di quattro o cinque mesi. Al corpo di spedizione si sarebbe aggiunta la piccola flotta zarista del Lontano Oriente e ulteriori ventimila Cosacchi (per l’esattezza 22.000). Quest’ultimi sotto la guida del generale Matvej Platov.
E in effetti Platov fu la prima pedina a muoversi sullo scacchiere. Il generale mosse dal Don verso Orenburg il 13 marzo 1801. Sia chiaro: gli alti comandi franco-russi si erano assicurati il salvacondotto per le loro truppe, contrattando con gli Stati interessati dalla spedizione. Il Khanato di Khiva, l’Emirato di Bukhara, le popolazioni provenienti dalle steppe kazake; l’amministrazione imperiale non aveva lasciato nulla al caso.
A tal riguardo, le operazioni desiderate da Napoleone e Paolo I sfruttavano un momento poco felice del dominio coloniale britannico sul subcontinente indiano. La Compagnia delle Indie Orientali poteva dirsi sicura della propria influenza solamente sui territori costieri dell’est e del sud indiano. I Cosacchi avrebbero sfondato ad ovest, facendo leva sul sentimento anti-inglese dei locali, sudditi dell’Impero Maratha. Inoltre, considerando il numero dei reparti inglesi stanziati in India e confrontandoli con il corpo di spedizione francese e zarista, era evidente come non ci sarebbe stata partita.
Sottomessa l’EIC (East India Company), soggiogata Londra sullo scenario orientale, i russi si sarebbero occupati del settentrione subcontinentale, i francesi del meridione. E allora è facile chiedersi a seguito della disamina: come mai non avvenne nulla di tutto ciò? Semplice, i fedeli della defunta Caterina II (che non vedeva bene suo figlio Paolo sul trono) congiurarono contro il sovrano. Il 23 marzo 1801 Paolo I morì assassinato; lo successe il figlio Alessandro I, decisamente antinapoleonico e convintamente coalizionista.