Grazie all’intelligenza artificiale gli archeologi sono riusciti ad “aprire” un antico rotolo ritrovato ad Ercolano, finito sepolto dalla cenere a causa dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. In pratica, grazie a uno specifico programma che sfrutta proprio l’AI, i ricercatori sono riusciti a “srotolare virtualmente” una delle pergamene di Ercolano.
Cosa c’è scritto nel rotolo di Ercolano?
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Il rotolo in questione è classificato come Pherc.172 ed è custodito presso le Bodleian Libraries di Oxford. Inciso in greco antico tramite inchiostro a base di carbonio, fa parte del gruppo dei cosiddetti rotoli di Ercolano. Formati da più di 1.800 fogli di papiro arrotolati in fasi, il loro dissotterramento risale al XVIII secolo.
Li trovarono nella Villa dei Papiri che si trova proprio a Ercolano, ben sepolti dall’eruzione del Vesuvio che distrusse sia Ercolano che Pompei. Si pensa che questi rotoli contengano opere letterarie e filosofiche di origine greca e romana, di valore inestimabile. Il problema è che finora nessuno ha potuto srotolarli visto che sono troppo fragili. Provarci di sicuro li disintegrerebbe in un attimo.
Così i ricercatori hanno provato strade alternative. Sfruttando la scansione con raggi X, software specializzati per la rilevazione dell’inchiostre e sfruttando la tecnolocia Diamdon Light Source, ecco che gli esperti sono riusciti a ottenere una ricostruzione del contenuto nascosto sotto la superficie carbonizzata di questi rotoli.
La carbonizzazione, infatti, rende impossibile visualizzare la presenza di parole sul rotolo. Ma i nuovi metodi utilizzati permettono di bypassare questo limite. Ed ecco che, così facendo, alcune parole sono state identificate e decifrate.
Una delle prime parole trovate è “διατροπή”. Presente anche su altri papiri di Ercolano, si pensa che possa significare “confusione, agitazione o disgusto“. C’è poi la parola “τυγχαν” che si pensa possa essere l’inizio della parola “τυγχάνω” che vuol dire “accadere”.
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La storia dei rotoli di Ercolano potrebbe finalmente essere svelata del tutto. Sappiamo che fra le rovine di Ercolano c’era una grande villa. Si pensa che tale magione appartenesse a Lucio Calpurnio Pisone Cesonio, il suocero di Giulio Cesare. Proprio qui era presente una grandissima biblioteca che conteneva più di 1.800 rotoli di papiri, tutti trasformati in fragili reliquie carbonizzate dall’eruzione del Vesuvio.
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Durante gli anni Cinquanta del Settecento, gli archeologi iniziarono gli scavi nella villa. Molti rotoli furono, erroneamente, gettati da parte, considerati inutili perché carbonizzati. Altri andarono perduti quando si tentò di srotolarli a mano. La maggior parte di essi si trova ora conservata presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
Ma perché Pherc.172 si trova a Oxford? Beh, perché durante i primi anni dell’Ottocento Ferdinando IV, re di Napoli e Sicilia donò alcuni rotoli, fra cui quello in questione, al futuro re Giorgio IV d’Inghilterra. E da qui giunsero a Oxford.