Con un titolo del genere volevamo seminare il seme della provocazione, lo ammettiamo. Eppure, allontanandoci dal mero giudizio storico-anacronistico, si può analizzare il trascorso politico e diplomatico di una donna eccezionale in un mondo di uomini mediocri. Perché fu questo e molto altro Urraca di Castiglia e León, regina di Galizia e Portogallo, nonché consorte regnante d’Aragona.
Oltrepassando la lista dei titoli reali, l’analisi dei quali lascia il tempo che trova a nostro modesto parere, è sul quel “molto altro” che vogliamo canalizzare l’attenzione generale. Partiamo forti: Urraca fu la prima sovrana europea di diritto. Non è banale se pensiamo al periodo preso in esame. Una penisola iberica, quella tra XI e XII secolo, senz’altro instabile politicamente parlando. Un territorio suddiviso in regni sì cristiani, ma non per questo solidali l’un con l’altro, anzi. In tal contesto dovette emergere la donzella de Castilla y León nata nel 1080 (forse un anno prima, forse un anno dopo).
Primogenita di Alfonso VI il Valoroso e di Costanza, contessa di Chalon, Urraca trascorse i suoi primi anni di vita studiando per regnare: cosa insolita per una donna all’epoca. Ciò fin quando non andò in sposa, a soli 8 anni, a Raimondo di Borgogna. La natura dell’unione era prettamente politica, si sa con certezza. Come si sa con certezza che neppure a 14 anni Urraka (trascrizione basca molto comune nelle fonti medievali) consumò il matrimonio. Ebbe due maschi ed una femmina (uno dei quali la succedette al trono), ma rimase vedova già nel 1107. Condizione che la rese forse una delle donne più bramate d’Europa. Lei comunque non mancò d’intrattenere relazioni poco ortodosse, generando figli illegittimi. Relazioni che finivano quasi sempre male, per gli uomini. Femme fatale, appunto.
Papa Alfonso comunque diede alla luce il tanto atteso figlio maschio, anche se illegittimo. Egli fu quindi scelto come diretto erede al trono al posto della nostra Urraca di Castiglia. Sancho, questo è il suo nome, trovò la morte in battaglia a soli 15 anni. Alla fine i nobili del regno accordarono l’eredità della corona ad Urraca, ad una sola condizione: la bellissima, seducente e sveglia dama si sarebbe dovuta sposare di nuovo. Il “fortunato” fu Alfonso re d’Aragona, detto il Battagliero. L’unione con l’aragonese precedette di poco la morte del re castigliano, nel 1109. Fu quello il momento in cui Urraca comprese di poter ambire a grandi cose.
Per farla breve, quel matrimonio non poteva e non doveva prolungarsi, tanti erano i motivi di discordia tra i coniugi. Alla fine, attraverso un cavillo giuridico-dinastico (presunta parentela), l’unione si sciolse e dal 1112 Urraca dettò le linee di governo in piena autonomia. Come detto, la signora era sveglia, avveduta ed ambiziosa. Magistralmente tesse le principali trame della diplomazia castigliana – e iberica – garantendo QUASI un ventennio di sostanziale pace (anche se tirata, tiratissima). Morì a 47 anni, nel 1126, forse per un parto mal gestito, ma qui il mistero non ha mai smesso di aleggiare.
Tornando al titolo introduttivo, possiamo dire che Urraca fu un mix di cose, poliedrica nei suoi anni di autonomo regno, intelligente nelle scelte politiche inerenti ai suoi domini, ferma nelle decisioni e mai succube della nobiltà castigliana. La fama della regina è ancora oggi supportata da film, serie tv, romanzi e racconti. Lo crediamo bene, impossibile non riconoscere un certo peso specifico a quella donna eccezionale in un mondo di uomini mediocri.