È un anonimo dicembre quello del 1457 a Savigny, nella Francia centro-occidentale. Anonimo fino a quando un fatto di cronaca non sconvolge la piccola comunità borgognona: un bambino di cinque anni muore tragicamente a causa di una scrofa e dei suoi maialini, sei per la precisione. Crudele il destino del piccoletto, beffarda la fine della scrofa, dei suoi cuccioli e del loro proprietario, un contadino che di nome fa Jehan Bailly. Voi che vi accingete a leggere la seguente storia potreste non saperlo, ma vicende sulla falsa riga della sottoscritta erano la norma o quasi per l’Europa, ancor più per la Francia, del basso Medioevo. Anzi, lo furono fino al XIX secolo!
Un caso noto in questa sede ve lo portammo in tempi non sospetti: ricordate l’avvocato difensore dei topi? Un esempio come tanti altri per dire che a noi un processo giudiziario condotto a carico di un animale può sembrare fuori da ogni logica ma fino a due secoli fa era un qualcosa di inusuale (questo sì) ma socialmente accettato e anzi, previsto dal codice penale. Torniamo adesso alla nostra storia.
Dopo la tragica morte del ragazzino, il signor Bailly e i suoi animali finirono in gattabuia. La detenzione durò qualche settimana; giusto il tempo di mettere in piedi un impianto accusatorio e dare vita al processo di Savigny. Di questo se ne può parlare con un certo criterio vista l’esistenza e la conservazione dei verbali del tribunale locale. Secondo gli stessi erano presenti tre avvocati: due per l’accusa, uno per la difesa (anche se non è proprio specificato il ruolo del legale). Presenziarono inoltre una giuria popolare e nove testimoni.
Le testimonianze dei concittadini furono cruciali per la sentenza finale. Il giudice infatti ammonì verbalmente Bailly (reo di non aver tenuto a bada i suoi maiali) mentre giudicò colpevoli la scrofa e i sei cuccioli. Dopo una veloce consultazione con esperti di diritto consuetudinario locale, il giudice accentrò tutte le responsabilità dell’omicidio sulla scrofa. L’avrebbe attesa la pena di morte. Per i suoi cuccioli si agì diversamente: dal momento che mancavano prove della loro partecipazione all’atto incriminato, furono assolti con la promessa (di cui si faceva garante Jehan Bailly) di futura “buona condotta”.
Assurdo vero? E pensare che alcuni studi del primo Novecento hanno indicato come solo in Francia, dal X al XIX secolo hanno avuto luogo all’incirca 100 casi simili, con ogni genere di creatura e ogni tipo di crimine. Di tutti gli animali coinvolti però, i maiali detengono l’infamante record di “criminali” più comuni.
Solo per rendere giustizia a questi casi, ve ne elenco alcuni:
- Nel 1266 si registra il primo processo suino, sempre in Francia, questa volta a Fontenay-aux-Roses, nell’Île-de-France. Condanna capitale: morte sul rogo.
- Nel 1403 un boia percorre 50 km da Parigi a Meullant per giustiziare una scrofa, anch’essa rea di aver mangiato un neonato.
- Ancora in Francia, questa volta a Saint-Quentin, sull’Aisne, nel 1557 un boia seppellì vivo un altro maiale. Non è dato sapere per quale specifica causa.