Nascere nell’870 in territorio anglosassone non era proprio una passeggiata. Parliamo degli anni in cui le incursioni vichinghe raggiunsero il loro culmine, propagandosi nello spazio e nel tempo per ancora qualche decennio. Nascere poi donna in un mondo di uomini al potere, non doveva semplificare l’intero quadro. Certo, non fu semplice, ma Ethelfleda di Mercia si distinse per capacità di governo e comando miliare, divenendo regina della sua terra pur non trattandosi di una testa coronata come le “altre”.
Già, perché nel momento in cui la figlia del noto Alfredo il Grande (quindi anche il nome pesava, oltre all’armatura…) si siede sul trono di Mercia nel 911, succedendo al marito defunto, la situazione è molto complicata. Con i regni di Northumbria e Anglia orientale in mano ai vichinghi danesi e con parte della Mercia puntualmente interessata dalle già citate incursioni, Ethelfleda doveva dare prova non solo di essere una valida regnante, ma anche una formidabile stratega militare. Sfida accettata.
Per prima cosa si assicurò il pieno appoggio del consiglio reale, in modo tale da poter eseguire le sue manovre con la massima libertà. Una volta ottenuto ciò, iniziò un magistrale lavoro di fortificazione, il quale coinvolse le principali piazzeforti del regno, tanto sul confine quanto all’interno. La capitale Stafford, per capirci, divenne una vera e propria rocca inespugnabile.
Sistemati i preparativi pratici, si mostrò disponibile ad allearsi con il fratello Edoardo, che al contempo regnava nel Wessex (tra i due non correva proprio buon sangue, mettiamola in questi termini). Dal 911 fino al 918 la nostra regina guerriera – la prima nella storia merciana – si pose a capo di un esercito per ben tre volte. La prima campagna, svoltasi nei pressi di Chester, ebbe esito positivo, prevendo un’ulteriore ondata di aggressioni danesi.
La seconda campagna, del 915, fu più per estrema necessità che per premeditazione: un corposo contingente nordico attaccò Bristol, mettendo in difficoltà il Galles. Ethelfleda marciò verso ovest e sconfisse i suoi nemici, cominciando a costruirsi una nomea importante, veramente importante. In Galles vi rimase per sistemare qualche questione di ordine “diplomatico” – qualunque cosa significasse la diplomazia al tempo.
Il canto del cigno fu nel 917, anno in cui Ethelfleda, a capo di una vasta coalizione di regni anglosassoni, diede battaglia ai danesi nella città di Derby. La vittoria fu così schiacciante che le altre roccaforti simbolo del dominio vichingo, come York e Leicester, si arresero senza combattere. Aspettate, lo scriviamo a caratteri cubitali: I VICHINGHI SI ARRESERO SENZA COMBATTERE. Chissà, se Ethelfleda fosse sopravvissuta un po’ di più (venuta a mancare un anno dopo l’impresa di Leicester) oggi parleremmo di un’altra Gran Bretagna.