Facciamo un gioco molto semplice: chiediamo cortesemente di chiudere gli occhi e mettere a fuoco il primo strumento di tortura medievale che vi viene in mente. L’immaginazione di una buona parte di voi visionerà la stessa macchina del terrore, nota come “Vergine di Norimberga” o “Vergine di Ferro”. Si tratta di un sarcofago antropomorfo dotato all’interno di spuntoni o lame mortali. Queste, conficcandosi nelle carne dei condannati, condurrebbe prima ad un lancinante dolore e poi ad una lenta morte. Volevamo tanto parlarvi di fiori e arcobaleni, e invece…
Ci dispiace rovinarvi la festa, ma la Vergine di Norimberga è un falso storico creato ad hoc nel XIX secolo e non appartiene affatto al contesto medievale, come molti pensano. In realtà qualcosa di simile si trova scritto nero su bianco da Sant’Agostino di Ippona, non proprio uno qualunque. Nello scritto La città di Dio, Agostino ci descrive come il generale e console romano Marco Attilio Regolo venne rinchiuso, per punizione, all’interno di una botte chiodata. Questa non l’avrebbe ferito mortalmente, privandolo però del sonno per svariati giorni.
Oltre alle supposizioni agostiniane, si dovrà attendere il 1793 per sentir parlare di nuovo di Vergine di Ferro. Il filosofo tedesco Johann Philipp Siebenkees racconta in uno dei suoi scritti come un falsario di Norimberga nel 1515 andò incontro alla morte per mano dello strumento di tortura. Siebenkees afferma però come la Vergine di Ferro fosse in realtà d’uso comune già in epoca medievale. Non si hanno fonti storiche che attestino la veridicità delle parole del dotto tedesco.
Per quel che ne sappiamo, l’invenzione del macchinario diabolico fu, nell’Ottocento, per scopo ludico e perché no, commerciale. Ben presto spettacoli d’ogni genere in qualunque angolo d’Europa proposero sul palco un modello della Vergine di Norimberga. Anche i musei iniziarono a dotarsene, pensando si trattassero di strumenti d’origine puramente medievale.
Ma allora perché si sentì il bisogno in pieno ‘800 di dare vita ad un qualcosa di così cupo e raggelante come può esserlo il sarcofago ferreo? Un po’ per la moda gotica dell’epoca, un po’ per la riscoperta della “stregoneria” medievale e moderna. Non si fece altro che cavalcare l’onda e lucrarci un po’ sopra: mentalità imprenditoriale.
Oggi le Vergini di Ferro si possono ammirare praticamente in ogni museo che tratti la tematica della tortura. L’originale di Norimberga, da cui iniziò la storia appena raccontata, andò perso durante i bombardamenti alleati sulla città tedesca nel 1944. A riprova di quanto si ritenesse “oscuro”, almeno nel recente passato, il Medioevo si possono citare innumerevoli esempi, più o meno simpatici. La Vergine di Norimberga non fa eccezione.