Storia Che Passione
Una piattaforma divenuta nazione? Benvenuti nel Principato di Sealand

Una piattaforma divenuta nazione? Benvenuti nel Principato di Sealand

Sarò onesto, conosco questa storiella da un bel po’ di tempo. Tuttavia non mi sono mai cimentato in un ulteriore approfondimento della vicenda per non so quale motivo. Chiamatela pigrizia, superficialità o semplice disinteresse. Capita però che un paio di giorni fa, il sottoscritto, comodamente disteso sul divano di casa alla ricerca di un canale che possa distrarlo dal caldo e dall’umidità stressante, si imbatte in un documentario sui generis. All’inizio lo seguo distrattamente, ma quando sento parlare di micronazioni, Mare del Nord e conduttori radiofonici disillusi che occupano abusivamente piattaforme nel bel mezzo del nulla, la mia attenzione si fa subito più alta. Insomma, ricollego i puntini e capisco di cosa stanno parlando: è il Principato di Sealand. La sua storia, fidatevi di me, merita più di qualche accenno.

Una piattaforma divenuta nazione? Benvenuti nel Principato di Sealand

Volendo riassumere in poche parole la trama di una simile vicissitudine, potrei cavarmela in questo modo: mentre tutti festeggiano l’avvento del Natale 1966, il 45enne Paddy Roy Bates, di nazionalità britannica, occupa la Roughs Tower, un ex forte marino a 12 km dalla costa inglese costruito durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel giro di pochi mesi il caro buon vecchio Bates – forse preso da una sclerotica crisi di mezza età – dichiara l’indipendenza della piattaforma dal Regno Unito, sancisce la sua piena sovranità e al nuovo minuscolo Stato assegna il nome di Principality of Sealand, Principato di Sealand per noi italiani. Sealand è a tutti gli effetti una monarchia costituzionale con autentici passaporti, francobolli e una propria valuta. Il motto della micronazione è E Mare, Libertas ossia “Dal Mare, la Libertà”.

Un riassunto rapido ed indolore, vero? Ma se vi dicessi che sotto c’è molto di più, spendereste altri quattro minuti del vostro tempo per scoprire una delle storie più bizzarre che la contemporaneità abbia mai riservato? Confido in voi.

Principato di Sealand cartina

Durante il secondo conflitto mondiale, l’Inghilterra costruì un sistema di fortezze difensive marine a pochi chilometri dalla costa. Si sperava, così facendo, di intercettare eventuali convogli aerei tedeschi prima che sorvolassero i cieli inglesi. Contraerea, per dirla in poche parole. Questo sistema prese il nome di “fortezze marine Maunsell“, dal loro ideatore, Guy Maunsell. Tra queste piattaforme ve ne era una nota come HM Fort Roughs, altresì denominata Roughs Tower. Fino al 1945, la piattaforma ospitò dai 150 ai 300 marinai della Royal Navy, oltre ad attrezzature militari, tra cui radar, cannoni e munizioni antiaeree. Con la fine della guerra, cessò anche l’utilità delle piattaforme che caddero in disuso. I destini del forte sull’estuario del Tamigi-Mersey e quello di un certo Paddy Bates stavano per incontrarsi.

Londinese nel midollo, Paddy Roy Bates nacque nel 1921. A differenza degli altri quattro fratelli, lui superò incolume la nascita e la prima infanzia. Il “sopravvissuto” parve a tutti coloro che lo conobbero in giovane età come un avventuriero mai domo. Giusto per dirne una: nel 1936 prende uno zaino e va nella disastrata Spagna. Combatterà al fianco dei repubblicani fino al 1939. Io con i calcoli non sono bravissimo, ma nel ’36 Bates aveva 15 anni

Principato di Sealand Paddy Roy Bates arruolato

Tornato miracolosamente a Londra, Bates progetta di andare in Argentina a commerciare carne bovina. Peccato che non fa in tempo a tornare che scoppia la guerra. Si arruola come volontario; viene inquadrato nell’8ª Divisione indiana e combatte attivamente in scenari quali Iraq, Siria, Cirenaica, Italia e Medio Oriente. Conclude la guerra col grado di Maggiore di fanteria e a casa riporta con sé, oltre che un immenso bagaglio di avventure, anche una carriola di spiacevoli incidenti. Il Maggiore Bates sopravvisse all’ipotermia, alla malaria, al veleno dei serpenti, persino all’esplosione di una bomba tedesca che lo sfigurò irrimediabilmente, frantumandogli la mascella. Il dottore che lo medicò disse scherzando che il caro buon vecchio Paddy non avrebbe mai trovato una donna in grado di amare quella brutta faccia. Inutile dire che si sposò nel secondo dopoguerra con Joan Collins, modella di professione.

Dal 1946 si reinventò come commerciante di pesce e gomma (importata dalla Malesia). Mise in piedi addirittura una flottiglia di pescherecci, con base nell’Essex. Proprio per queste ragioni si imbatté casualmente nella Rough Tower, al largo della costa del Suffolk. Immagino le notti insonni di Bates, durante le quali pensò a quanto potesse essere avvincente gestire una radio pirata sulla piattaforma militare. Beh, è esattamente ciò che fece assieme a qualche collega nel 1965. Quelli erano gli anni d’oro delle radioemittenti pirata e Bates volle cavalcare l’onda. Il governo di Londra lo multò, ma la sanzione non fece altro che accrescere la volontà del reduce di guerra nel trasferirsi in pianta stabile sulla piattaforma.

Principato di Sealand Roy Bates e principessa Giovanna

Momento di svolta fu quando il Marine Broadcasting Offences Act, approvato dal governo britannico nel 1966, mise al bando la trasmissione delle radio pirata. Lo spettro dell’illegalità non spaventò Paddy Bates. Il 2 settembre 1967, il giorno del compleanno della moglie, Bates proclamò la nascita della nuova nazione, un “principato con sovranità indipendente“, come redatto sulla costituzione. Come per dire: “tu fai di me un criminale perché gestisco una radio pirata? Bene, allora creo dal nulla un nuovo Stato”.

Non passò molto tempo che il Principato di Sealand finì per ritrovarsi immischiato in una situazione “bellica”. Degli operai inglesi intenti a riparare una boa nautica, poco più ad est della piattaforma, si videro raggiungere da colpi di pistola e, per non farsi mancare nulla, anche qualche granata. Era Bates che assieme ai suoi fedeli sparava per far allontanare gli “intrusi”. Siccome il tutto accadde in acque internazionali, perciò fuori dalla giurisdizione inglese, nessun tribunale in terra d’Albione poté giudicare Bates. Per l’energico protagonista di questa storia, la decisione della corte si tradusse in un riconoscimento de facto della micronazione.

Principato di Sealand bandiera

Rivitalizzato dalla stagione di vittorie (sul campo, o per meglio dire, sul mare e tra i banchi del tribunale), Bates si gettò a capofitto sul perfezionamento del processo costitutivo nazionale. Nel ’75 ideò una bandiera (tre bande irregolari trasversali di colore rosso, bianco e nero), scrisse una carta costituzionale e pensò addirittura a diventare presidente di una squadra di calcio. Un visionario d’altri tempi…

Nella sua breve vita Sealand sperimentò anche un colpo di stato. L’8 agosto 1978 Alexander Achenbach – un ex commerciante di diamanti che aiutò Bates a redigere la costituzione nel 1975 e che sosteneva di essere il Primo Ministro di Sealand – assunse dei mercenari e dichiarò decaduta la sovranità della famiglia Bates. Paddy e sua moglie, la principessa Giovanna, erano impegnati in un viaggio d’affari. Sostanzialmente cercavano di stringere accordi con imprenditori olandesi e tedeschi per aprire sulla piattaforma un casinò ed erigere un hotel di lusso. Ma un re difende sempre il suo regno. Bates affittò un elicottero per dirigersi sopra la Rough Tower. Minacciando Achenbach di far cadere degli esplosivi sulla piattaforma, lo costrinse alla resa. Il 16 agosto 1978 l’emergenza rientrò, o almeno così pensò la maggior parte degli osservatori.

Principato di Sealand piattaforma

Bates tenne con sé, in veste di prigionieri di guerra, i mercenari assoldati dall’ex amico. Entro la fine di agosto liberò quasi tutti, tranne un cittadino tedesco. Ciò diede avvio ad una querelle diplomatica che coinvolse l’ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Londra e l’esecutivo britannico. Alla fine Bates rilasciò senza riscatto lo sventurato mercenario tedesco mentre Alexander Achenbach si rifugiò in Germania e formò un Governo ribelle di Sealand. Il suddetto ancora oggi si frappone al legittimo governo del Principato di Sealand.

Ma le cinquanta persone circa che abitavano in quei 0,004 km², di cosa vivevano esattamente? Paddy Roy Bates fu scaltro, perché per tutti gli anni ’70 ed ’80 offrì rifugio sicuro ai provider di servizi Internet che cercavano di eludere le normative governative. Ovviamente dietro ragionevole pagamento. Una voce di corridoio mai confermata – ma che ha dell’incredibile – dice che persino WikiLeaks (la stessa organizzazione senza scopo di lucro che nel 2006 vide comparire come CEO un tale Julian Assange…) aveva anche preso in considerazione l’idea di trasferire i suoi server nel Principato di Sealand, salvo poi cambiare idea.

Principato di Sealand Michael Bates

La famiglia Bates ha rivelato che sono stati stanziati 1,4 milioni di dollari per la manutenzione della piattaforma sin dal 1966. Gli inquilini di Sealand producono la loro acqua dolce dall’acqua di mare e, come sostenuto in più occasioni, ottengono il 99% della loro energia da fonti rinnovabili. Essendo una nazione sovrana non riconosciuta praticamente da nessuno, il Principato di Sealand è escluso dalle leggi doganali nonché dalle normative inerenti l‘immigrazione internazionale. Dopo un incendio nel 2006, Sealand è stata temporaneamente abbandonata ma prontamente ricostruita. Nel 2010 è stata messa in vendita per 906 milioni di dollari (circa 1.245.193.000 dollari nel 2024).

All’età di 91 anni quel leone di Paddy Bates, principe Roy di Sealand, si è spento nel 2012 a causa dell’Alzheimer. Sua moglie la principessa Giovanna è venuta meno quattro anni più tardi. Oggi il loro posto è occupato da Michael Bates, il primogenito. Michael non vive permanentemente sull’ex fortino militare, ma ha concesso la manutenzione a due inservienti fedeli alla causa.

Principato di Sealand principe Roy

La storia di questa micronazione, come detto nelle prime batture, andava raccontata, poiché esula dall’ordinarietà e perché dimostra una cosa alla quale, personalmente, tengo tantissimo. Per realizzare un sogno, delle volte, basta crederci fino in fondo. In barba all’Inghilterra, alle Nazioni Unite, al globo intero, Bates perseguì le sue aspirazioni e riuscì in un’impresa che a posteriori sembra bizzarra, fuori dagli schemi, sicuramente temeraria, ma che un tempo sollevò gli animi dei ribelli, degli spiriti liberi, di coloro che tra i ranghi di una società bigotta proprio non sanno stare.

Lungi da me ritenere Roy Bates un profeta; ad essere matto era matto, ma va bene così. Chiudo con una sua celebre frase, riportata in ogni articolo che leggerete sul suo conto, eppure calzante come nessuna mai:

«Potrei morire vecchio, potrei anche morire giovane, ma di certo non morirò annoiato». – Paddy Roy Bates, principe sovrano di Sealand