Le incisioni facevano parte della vita dei romani, da quelle votive a quelle per diletto. Infatti è questo il grande dilemma sorto in Spagna quando gli archeologi ritrovarono incise su una roccia una faccina, un fallo ed una cornucopia. Non si capisce se le incisioni ritrovate furono frutto di noia o fatte con preciso intento di venerazione verso le divinità.
A Tossal de La Cala a Benidorm, luogo dove è avvenuto il ritrovamento, gli archeologi furono incerti sin da subito sull’origine delle incisioni. Fra le varie ipotesi ve ne sono due che spiccano e sembrano avere maggiore rilevanza rispetto alle altre.
La prima di queste due riguarda un possibile soldato romano annoiato che, per ammazzare il tempo, disegna con un oggetto affilato i tre soggetti artistici. Il fallo, al contrario di quello che si pensa comunemente, era un elemento molto diffuso nell’arte votiva, in quanto simbolo di fertilità. Numerosi erano gli amuleti e le collane falliche e altrettanto diffuse erano le rappresentazioni artistiche dello stesso.
La cornucopia, un cesto a forma di V traboccante di frutta, aveva un significato abbastanza simile. Era simbolo infatti dell’abbondanza e spesso si associava all’elemento fallico. Mentre invece la faccina non ha spiegazioni particolari, se non quella di possibile appartenenza al dio greco Priapo.
La divinità era infatti rappresentata spesso con un fallo di dimensioni notevoli e con la cornucopia in mano. Questo perché si trattava del dio greco della fertilità e dell’abbondanza, particolarmente venerato. Non si ha però la certezza del fatto che tali ipotesi abbiano fondamento.
Le incisioni, risalenti a 2000 anni fa e misuranti 57 per 42 cm, lasciano senza molte risposte, ma senza dubbio rappresentano un importante esempio di arte (votiva o per diletto e noia) di epoca romana. Speriamo che Priapo portò abbondanza e che altre incisioni del genere vedano la luce e chiariscano il loro reale significato.