Recentemente l’archeologo, nonché ricercatore presso il Museo Marittimo Estone, Priit Lätti ha pubblicato i risultati di una scoperta avvenuta qualche mese fa nel porto di Tallinn, la capitale estone che si affaccia sul Golfo di Finlandia. Immediatamente la pubblicazione ha attirato l’attenzione di appassionati, esperti e semplici curiosi. Il motivo, se posso dire, è facilmente rintracciabile: è riaffiorato un relitto del XIV secolo contenente una serie di reperti in perfetto stato di conservazione.
Tra questi reperti uno nello specifico ha lasciato di stucco i suoi osservatori: una bussola a secco ancora oggi funzionante. Le successive analisi hanno confermato la datazione basso medievale; scartando le altre tipologie, si tratta perciò della bussola più antica mai trovata dall’uomo, almeno fino alla contemporaneità. Lo strumento è composto da piani metallici in grado di non far partecipare l’ago al moto della nave. Quest’ultimo era (è) libero di indicare la direzione esatta, il nord magnetico, da cui si risaliva ad ogni altra direttrice.
Ritorniamo però alla storia dell’imbarcazione, molto curiosa per certi versi. Questa affondò non lontano dalla costa, presumibilmente a causa di una forte mareggiata. In assenza di operazioni di recupero e prelievo, l’urbanizzazione si sviluppò, ignorando quel relitto che nel frattempo veniva “assorbito” dalla fanghiglia. Ed è proprio grazie a questa che i reperti all’interno della stiva si sono conservati magnificamente, garantendo al relitto del XIV secolo la nomea di “capsula del tempo” medievale.
Vitale è stato il mix tra fanghi e sale marino, capace di isolare la nave dalle infiltrazioni di ossigeno; tradotto significa che i processi putrefattivi non hanno mai avuto modo di innescarsi. Se ci fossero stati corpi umani all’interno dell’imbarcazione, questi si sarebbero mummificati e avrebbero resistito tranquillamente allo scorrere del tempo – lo dimostrano le “mummie del nord” spesso rinvenute in zone paludose.
Le operazioni di scavo hanno permesso l’estrazione del relitto di Lootsi tänav (è il nome dell’area in cui ha “riposato” negli ultimi 700 anni). Gli esperti hanno rinvenuto all’interno della nave importanti reperti, tra cui ulteriori strumenti di navigazione, oggetti in cuoio e armi. Alcune calzature, allo stesso modo della bussola, hanno suscitato un certo richiamo. Rattoppate alla bell’e meglio, le tipiche Poulaine appartenevano ad uno dei marinai che abbandonò la nave durante l’affondamento.
Priit Lätti nella sua pubblicazione conferma anche il ritrovamento di due roditori marini mummificatisi alla perfezione. Loro, da veri capitani, non abbandonarono la nave anche nel momento più critico. Un gesto – forse involontario, ma lasciatemi essere romantico – che li ha consacrati alla storia, anzi, all’eternità.