Dopo Vienna, diciamo che la restaurazione in Francia non godesse di chissà quale popolarità e appoggio. Re Carlo X doveva trovare un modo per distogliere l’attenzione popolare dalle mille problematiche della corona e, si sa, non c’era miglior modo di farlo se non con una guerra. Con queste basiche premesse, più un dettaglio che adesso riveleremo, si diede inizio all’invasione di Algeri nel 1830.
Il dettaglio in realtà fu un vero e proprio caso diplomatico, collegato addirittura agli anni delle campagne napoleoniche in Egitto. Il governatore ottomano della regione algerina, Hussein Dey, reclamava il pagamento di un debito contratto dai francesi durante il 1799. Una questione legata al rifornimento alimentare. Nel 1827 il console francese, recatosi dal Dey, non fornì spiegazioni adeguate in merito alla questione, scatenando un po’ di rabbia nell’animo del notabile ottomano che, con assoluta eleganza, diede un colpo di ventaglio sulla spalla del diplomatico transalpino. Caos.
Per gli alti vertici francesi si trattava di un affronto imperdonabile. Passato alla storia come il “caso del ventaglio“, il gesto scatenò una sconsiderata reazione dalle parti della corte. La flotta bloccò il porto di Algeri per 3 anni fino al 1830 – danneggiando più i mercanti francesi che quelli locali, i quali erano perfettamente in grado di raggirare il divieto…
La situazione si fece un po’ più seria quando nel 1829 Parigi tentò di inviare una delegazione per iniziare una trattativa sugli aspetti salienti dell’intera vicenda. Tentare è il verbo corretto. I cannoni a difesa del porto di Algeri affondarono una delle navi francesi a coda della delegazione. Carlo X capì che forse bisognava passare alle maniere forti. Si decise per una spedizione punitiva (perché solo di quello si trattava, almeno all’inizio). Il comando della flotta passò all’ammiraglio Duperré, le forze di terra rispondevano al conte di Bourmont.
Il 14 giugno 1830 i francesi sbarcarono ad ovest di Algeri, incontrando una blanda resistenza. Il Dey affidò la difesa della città a circa 10.000 uomini e ai rispettivi capi (Bey). Già ai primi di luglio Algeri alzava bandiera bianca, ma fino ad agosto Bourmont avanzò verso sud, accaparrandosi qualche territorio in più. Nel frattempo in patria la Rivoluzione di luglio deponeva l’ultimo Borbone, in favore della salita al trono del nuove re di Francia, pardon, “Re dei francesi” Luigi Filippo (al quale il conte di Bourmont non giurò fedeltà, venendo sostituito in un batter d’occhio).
Ma a Parigi la presa d’Algeri più che una punizione sembrò un’opportunità. Da quel 1830 seguì circa un cinquantennio fatto di conquiste, lotte intestine, “pacificazione” e rivolte. Pensare che tutto ciò che è successo in Algeria, in risposta al colonialismo francese, possa originare da un colpetto di ventaglio contro un console è abbastanza bizzarro.