Calma e sangue freddo, a volte serve ciò per compiere una grande, grandissima, immensa azione. In una nuvolosa mattinata di settembre del 1983, al tenente colonnello Stanislav Evgrafovič Petrov calma e sangue freddo non sono di certo mancati. Magari questo nome non vi dirà nulla, ma sappiate una cosa: se oggi possiamo goderci un caffè seduti in terrazza, facendoci accarezzare dalla brezza primaverile, è tutto merito di quest’uomo.
Come dicevamo, è il 26 settembre del 1983, Petrov viene chiamato a sostituire un suo superiore nel bunker Serpuchov 15, adibito alla difesa aerea appena fuori Mosca. Ci troviamo al culmine della Guerra Fredda e la tensione è altissima. Solamente qualche settimana prima i sovietici avevano abbattuto un aereo commerciale coreano, una tragedia che costò la vita a 269 vite, tra cui quella di un membro del congresso americano.
I rapporti tra USA e URSS sono delicatissimi e le parole dei presidenti Reagan e Andropov non lasciano ben sperare. Petrov resta sorpreso quando sente scattare l’allarme nella base, un allarme che a quanto pare deriva dalla segnalazione di 5 potenziali missili balistici intercontinentali americani.
I radar confermano e i superiori di Petrov avvertono immediatamente lo Stato Maggiore. Tuttavia il protocollo è chiaro ed esplicito: l’ultima scelta spetta all’ufficiale di turno e il caso vuole fosse proprio il nostro tenente colonnello. Stanislav Petrov ha la cornetta del telefono in una mano e con l’altra è pronto a premere il tasto per il lancio di missili nucleari come rappresaglia. Diciamo che non è proprio la stessa responsabilità di quando si butta a terra l’asso a briscola.
Stando alle indicazioni del sistema, mancano circa 20 minuti all’impatto. Nella sala principale del bunker ci sono circa 100 persone. Tutti gli occhi sono puntati su Petrov che ancora non prende una decisione. Con la massima calma di questo mondo, l’ufficiale 44enne decide di non premere il pulsante, così facendo salva il mondo da una catastrofe nucleare annunciata.
A posteriori si scopre che i 5 oggetti non erano dei missili ma una “svista” satellitare che aveva confuso i raggi solari riflessi sulle nuvole per dei LGM-30 Minuteman. Sebbene la vicenda è del 1983, questa sale alla ribalta alla fine degli anni ’90. Petrov scrive un libro, sull’accaduto esce anche un film. L’uomo che ha salvato il mondo si spegne all’età di 77 anni nel 2017. E pensare che quel giorno non era neppure di turno…