Osservando a fondo il titolo dell’articolo, si capisce con anticipata chiarezza lo stonare dei diversi elementi e la prevedibile conclusione fallimentare di un esperimento simile. Una consapevolezza in noi salda, ma non altrettanto presente nelle menti di una delegazione proveniente dal Messico in visita al Castello di Miramare (Trieste) il 3 ottobre 1863. Nella sua nuovissima residenza, l’ex Viceré del Lombardo-Veneto Ferdinando Massimiliano d’Asburgo-Lorena accolse questi uomini vestiti di nero. All’accoglienza seguì una proposta da parte dell’abbondante gruppo di diplomatici, un invito a dir la verità inusuale: la corona del Messico…
La delegazione conservatrice, opposta all’attuale governo liberale in patria, desiderava restaurare un potere monarchico, magari con a capo un rispettabile sovrano europeo. A chi chiedere se non agli Asburgo? Essi presentarono a Massimiliano una versione un po’ rimaneggiata dei fatti, nascondendo qualche verità e amplificando più d’una bugia. Dissero che il democraticamente eletto Benito Juárez aveva accentrato tutti i poteri su di sé, che la gente pativa la fame, che lo Stato fosse allo sfascio. Certo, il Messico della seconda metà del XIX secolo non era rose e fiori, ma la delegazione a Miramare la sparò abbastanza grossa. L’Asburgo si decise comunque ad accettare, in particolar modo dopo aver capito di avere dalla sua l’appoggio politico e militare di Parigi.
Napoleone III infatti aveva tutto l’interesse di questo mondo nell’istaurare un governo affine poco più a sud degli USA (in quel momento in piena Secessione). Nel 1864 i francesi portarono la guerra in Messico. Nonostante qualche difficoltà iniziale, Juárez e i suoi furono scacciati a nord – dove si formò un governo provvisorio – e a Città del Messico si insediò il nuovo regnante, con il nome di Massimiliano I del Messico. Finalmente anche il fratellino di Francesco Giuseppe poté fregiarsi della dignità imperiale. Lo Stato centramericano conobbe per la seconda volta l’istaurazione di un impero (il primo, vigente dal 1821 al 1823, non aveva avuto chissà quale fortuna).
Una volta al potere, l’imperatore Massimiliano sconvolse chi quel potere gliel’aveva concesso. L’Asburgo mise in pratica i suoi ideali riformisti e liberali, contravvenendo alle politiche auspicate dai conservatori. Di fatto era un uomo pregno degli insegnamenti illuministi, sveglio e pratico allo stesso tempo. Operò prima di tutto per legittimare il suo potere; chiuse i portoni dell’Università messicana (istituzione reazionaria); soprattutto confermò alcune delle politiche del suo predecessore al governo, comportandosi a tutti gli effetti come un liberale. Un esempio su tutti: Massimiliano I non si impegnò a revocare la confisca dei beni appartenenti al clero.
Libertà di stampa, leggi riformiste in ambito burocratico, snellimento delle istituzioni, riforme urbane, approfondito controllo della natalità e analisi del dato demografico. Un modo di governare che purtroppo si ritorse al povero Massimiliano. Dall’ala conservatrice e dalla chiesa, era visto come un liberale e quindi un nemico; dai liberali fedeli al precedente governo, appariva pur sempre come un invasore, un usurpatore germanico. Il castello di carta era destinato a crollare, vista soprattutto la situazione nella terra dei gringos. La vittoria finale degli Unionisti nella Guerra Civile cambiò i piani di Napoleone III, non più in vena di mantenere un costoso e corposo esercito in Messico.
Caduto l’appoggio delle truppe transalpine, Massimiliano I finì in balia degli eventi. Da nord Juárez tornò alla riscossa, arrivando nel 1867 ad assediare e prendere Città del Messico. L’Asburgo-Lorena si ritirò a Querétaro ma qui fu catturato, processato e infine fucilato dalle giubbe repubblicane. Il 15 luglio 1867 cadde il Secondo Impero, il Messico dopo aver conosciuto una parentesi reale europea, ritornò allo status repubblicano.