Sarebbe un lago prosciugato a rivelare l’esistenza di antichi rituali legati al culto dell’acqua in Lusazia, Polonia centro-settentrionale. Gli archeologi hanno pubblicato i risultati della loro ricerca sulla rivista scientifico-divulgativa Antiquity. Tutto nasce nel 2023, esattamente un anno fa, quando un team interdisciplinare (composto da archeologi, antropologi e geologi) riversa la propria attenzione sull’ex lago di Papowo Biskupie. Consapevoli dell’importanza storica e culturale dell’area – legata alla cosiddetta “Cultura di Chełmno” o “gruppo di Chełmno” – i ricercatori hanno setacciato un’ampia area avvalendosi di strumenti per il metal detecting.
Suddette indagini hanno avuto esito positivo. La strumentazione ha permesso il ritrovamento di oltre 550 manufatti bronzei risalenti ad un’epoca compresa tra il 1200 a.C. e il 450 a.C. circa. Non solo, il team ha segnalato la presenza di ossa umane ed animali. Chiaro come il lago prosciugato di Papowo Biskupie risulti essere la più fulgida testimonianza dell’antica attività rituale del periodo lusaziano.
Per gran parte del I millennio a.C. la zona fu abitata dal già citato gruppo Chełmno. Essi altro non erano che una fazione della più ampia cultura nordeuropea lusaziana, particolarmente attiva tra la tarda Età del Bronzo e la prima Età del Ferro. Gli esperti conoscevano alcune pratiche rituali legate all’utilizzo dei metalli tipiche di questa macro-cultura, ma credevano al contempo che la questione non riguardasse la sub-cultura di Chełmno. Ebbene, un lago prosciugato ha stravolto le fondamenta delle supposizioni fin qui citate.
Jennifer Nalewicki e Łukasz Kowalski, autori della pubblicazione e diretti responsabili degli scavi, hanno commentato così lo stato dell’indagine archeologica: “La scala del consumo di metalli nel sito è straordinaria. Fino ad ora, pensavamo che il metallo fosse un partner debole nelle strategie sociali e rituali del gruppo di Chełmno. In contrasto con il rapace accumulo di metalli intravisto altrove (riferito alla consuetudine lusaziana, n.d.r.)“.
Fornendo qualche dettaglio in più sui resti umani scoperti sul fondale lacustre, i ricercatori evidenziano come essi appartennero a 33 individui. Adulti, adolescenti, anziani e bambini, senza discrimine di sesso ed età. Il test al radiocarbonio ha determinato come la totalità degli individui provenisse da un arco temporale distinto tra il 1080 a.C. e il 740 a.C. Per quanto riguarda il “tesoro di Papowo Biskupie” cosa sappiamo invece?
Il tesoro scoperto in Polonia è composto da bracciali, collane, orecchini, accessori ornamentali di svariate forme e fantasie. Quasi tutto rigorosamente in bronzo, quasi. Sì, perché ad aver suscitato quantomeno curiosità tra gli studiosi sarebbe stata una perla vitrea. Quest’ultima proverrebbe da una località non meglio definita; da un luogo diverso certamente, a testimonianza dell’attività commerciale ed economica del gruppo di Chełmno.
“La perla è fatta di vetro a basso contenuto di magnesio proveniente dalla regione del Mediterraneo orientale, anche se non sappiamo indicare esattamente dove…” – proseguono gli autori dello studio: “Ciò aumenta il corpus di prove sul fatto che la sub-cultura di Chełmno (o almeno la sua élite) divenne parte di una più vasta rete commerciale. Questa era nota per il circolo di metalli. Si pensa collegasse gran parte del continente europeo nel primo millennio a.C.”.