A volte capita che persino un incendio possa svelare i segreti del passato. È quanto successo in Spagna dove un devastante rogo di 2.200 anni fa ha rivelato al mondo un momento di vita e di guerra dell’età del ferro. Un violento incendio, infatti, 2.200 anni fa distrusse non solo un edificio, bensì un insediamento nel bel mezzo dei Pirenei. Nulla si è salvato dalle fiamme.
L’incendio nei Pirenei rivela la storia del passato
Il dottor Oriol Olesti Vila, dell’Università Autonoma di Barcellona, ha pubblicato uno studio in merito su Frontiers in Environmental Archaeology. La distruzione dell’Edificio G, risalente all’età del ferro e strategicamente posizionato a Tossal de Baltarga, rivelano un episodio di vita violenta avvenuto probabilmente durante la guerra fra Roma e Cartagine.
La distruzione potrebbe essere avvenuta intorno alla fine del III secolo a.C., quando i Pirenei furono coinvolti nella Secondo Guerra Punica, con il passaggio delle truppe di Annibale. Si pensa che l’incendio sia collegato proprio alla guerra, in quanto le tracce del rogo indicano un evento intenzionale e non accidentale. Non solo l’Edificio G, ma tutti gli edifici del sito furono distrutti. E nell’Edificio D hanno ritrovato anche i resti di un cane intero, bruciato.
Tossal de Baltarga era un fortilizio della comunità Cerretani che aveva un importante insediamento a Castellot de Bolvir. Sembra che fosse privo di mura difensive, ma aveva un’eccellente vista sul fiume.
La sua improvvisa distruzione ha preservato alcuni resti organici che hanno permesso agli archeologici di teorizzare il quadro della vita dei suoi abitanti. Olesti Vila ha spiegato che queste valli erano un territorio importante, sia dal punto di vista economico che da quello strategico.
Si sa che Annibale oltrepassò i Pirenei combattendo contro alcune tribù locali, fra cui probabilmente anche i Cerretani. Purtroppo non rimangono molti resti di questa spedizione e Tossal de Baltarg è uno degli esempi migliori.
L’Edificio G aveva due piani. L’incendio divampò così violentemente che il tetto, le travi di sostegno e il solaio superiore in legno crollarono. Tuttavia alcuni oggetti di valore sopravvissero, fra cui un piccone di ferro e un orecchino d’oro nascosto in un vaso.
Questo spazio superiore sembra che fosse suddiviso in zone destinate alla cucina e alla produzione di tessuti. Infatti c’erano numerosi fusi e pesi da telaio, usati forse per filare la lana delle pecore e delle capre che vivevano al piano inferiore.
Gli archeologi hanno poi trovato anche cereali come avena e orzo, recipienti per cucinare e residui di cibo che indicavano come le persone che abitavano l’Edificio G fossero solite bere latte e mangiare stufato di maiale.
Nell’Edificio G non sono rimasti resti umani, ma sono emersi i resti di sei animali che non sono riusciti a fuggire, fra pecore, capre e cavalli. Il fatto che le pecore e le capre fossero chiuse nel recinto e non si trovassero nei pascoli all’aperto, come era consuetudine dell’epoca, indica probabilmente che il conflitto aveva spinto gli abitanti a ricorrere a misure precauzionali maggiori.
La presenza degli animali morti all’interno, inoltre, indica che potrebbero essere rimasti intrappolati da una porta chiusa (all’ingresso c’era del legno bruciato). Quindi l’incendio è divampato improvvisamente e velocemente, non dando il tempo agli abitanti di salvare gli animali nella stalla. E l’orecchino d’oro nascosto indica che la popolazione aveva paura di una qualche minaccia, forse proprio l’arrivo dei nemici.