Con una nota informativa la Commissione per il patrimonio saudita ha reso pubbliche le recenti scoperte all’interno di Umm Jirsan, la grotta lavica più grande della penisola con i suoi 1.500 metri in lunghezza, 45 in larghezza e massimo 12 in altezza. La notizia ha attirato l’attenzione dei massimi organi scientifico-divulgativi. Semplice intuire il perché: la cavità, da tempi non sospetti, è fonte di assidua ricerca per archeologi, paleontologi, antropologi e geologi. La sensazione generale è sempre stata positiva sulle “potenzialità” dell’enorme caverna; le attese sembrano esser state premiate.
Ci troviamo nell’area nord-occidentale dell’Arabia Saudita, per la precisione nella zona d’origine vulcanica di Harrat Khaybar (a nord di Medina). È il governo saudita ad aver dato il via al progetto Green Arabian Peninsula, attraverso il quale si cerca di approfondire la ricerca, lo studio e l’analisi sulle ricchezze naturali della penisola. L’iniziativa coinvolge tanto esperti locali quanto ricercatori provenienti dall’estero. In seno alle prerogative del progetto è nata la campagna di ricerca per rivelare i segreti nascosti di Umm Jirsan. Dunque rispondiamo alla tanto attesa domanda: cosa si è scoperto?
A seguito di scavi che oserei definire “certosini” ed innumerevoli indagini preliminari di carattere archeologico, gli esperti si sono imbattuti in evidenze incontrovertibili. L’uomo ha abitato questa cavità lavica dal Neolitico superiore fino alla prima Età del Bronzo. Alcuni resti – tra i quali annovero ossa animali ed un teschio umano intatto – risalgono al VII millennio a.C.
Nel titolo si è detto “preziose rivelazioni”; la scelta di termini non è casuale. Sì, poiché tali ritrovamenti confermano quanto già ipotizzato da decenni: l’area arabica nord-occidentale, oggi arida ed angusta per non poche forme di vita, migliaia di anni fa risultava essere quantomeno temperata, brulicante di vegetazione e contraddistinta da una moltitudine di specie animali.
L’uomo quindi si stabilì in loco, procurandosi di che vivere grazie alla caccia e alla pastorizia. Le ossa animali all’interno di Umm Jirsan non mentono. La caverna era sinonimo di casa tanto per gli esseri umani quanto per cavalli, cammelli, mucche, asini ed animali domestici.
Gli archeologi hanno rinvenuto addirittura resti ossei appartenenti a iene e cervi. La regione di Harrat Khaybar in un passato remoto poteva dirsi campionessa di biodiversità, contrariamente a quanto si pensa odiernamente.