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Tutte le malattie che potevano uccidere lungo l’Oregon Trail

Mettersi in cammino lungo l’Oregon Trail non voleva solamente dire percorrere miglia e miglia, guidando carri e guadando fiumi. Voleva anche dire riuscire a sopravvivere a tutta una serie di malattie che potevano condurre alla morte lungo il tragitto. Come se ciò non bastasse, ecco che queste malattie sono ancora presenti al giorno d’oggi.

Impossibile non ammalarsi lungo l’Oregon Trail

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Prima di tutto: cos’è l’Oregon Trail? Nota anche come Pista dell’Oregon, era una delle principali vie di migrazione del Nord America. Costeggiando spesso il fiume Missouri, si partiva proprio dal Missouri e si attraversava il Kansas, il Nebraska, il Wyoming e l’Idaho per arrivare infine nell’Oregon.

Aperte nel 1830 dai cacciatori di pellicce, ecco che fra il 1841 e il 1869 fu ampiamente usata dai coloni, dai cow-boy, dai minatori e dagli uomini d’affari che si spostavano per vari motivi in questi stati.

Ebbene, percorrere tutte quelle miglia non era certo uno scherzo. Anche perché fra carri rotti, eventuali aggressioni di banditi e malattie, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Ma di cosa ci si ammalava lungo l’Oregon Trail? Beh, di un sacco di cose, spesso mortali.

Colera – Partiamo dal colera, grave infezione intestinale causata dall’ingestione del batterio Vibrio cholerae. Ci si infettava ingerendo cibi e acque contaminate. Il batterio produceva poi un’enterotossina capace di causare una diarrea acquosa incoercibile, la quale a sua volta provocava grave disidratazione e morte.

ruota carro

La pessima notizia è che il colera è presente ancora al giorno d’oggi. Il problema è localizzato soprattutto nei paesi del terzo mondo, in quelli poco industrializzati o a seguito di disastri come terremoti, inondazioni o anche nei paesi in guerra.

Difterite – Chi non moriva di colera, rischiava di morire di difterite. Causata da una tossina prodotta dal batterio Corynebacterium diphteriae, questa volta la trasmissione avveniva per via orale. Poteva manifestarsi in vario modo, con lesioni cutanee o con difficoltà respiratorie causate dall’essudato che si formava lungo le vie respiratorie. A volte si aveva anche scialorrea, tosse e brividi.

Attualmente le vaccinazioni in età pediatrica hanno quasi eradicato la malattia nei paesi industrializzati. Ma là dove i vaccini non sono presenti e le condizioni igieniche sono scarse, ecco che è ancora diffusa. E se la malattia è raramente fatale per le persone vaccinate e per chi riesce a ricevere le cure adeguate, non altrettanto si può dire per tutti gli altri.

Shigellosi – Il batterio Shigella è in grado di causare una forma di dissenteria con diarrea emorragica che può portare a morte per disidratazione grave. Come il colera, anche la shigellosi si trasmetteva tramite acqua e cibi contaminati. Tuttavia era meno diffusa. Fu un problema molto più grande, invece, sui campi di battaglia della Guerra Civile.

Ad oggi la shigellosi è un problema importante nei paesi in via di sviluppo. Questo non solo perché non esiste un vaccino efficace, ma anche perché i ceppi più recenti stanno diventando resistenti agli antibiotici.

Morbillo – Nel XIX il morbillo devastò letteralmente gli Stati Uniti. Complicazioni come la polmonite rendevano la malattia altamente mortale. In questo caso la malattia si diffondeva tramite aerosol presenti nella tosse, negli starnuti o anche per il contatto con fomiti contaminati.

E adesso? Beh, fino a qualche tempo fa, grazie al vaccino, il morbillo nei paesi industrializzati era quasi scomparso. Tuttavia sia in Italia che negli Stati Uniti ogni anno sono segnalati diversi casi di morbillo, purtroppo sempre di più. E questo ovviamente nei soggetti non vaccinati. Ricordiamo anche che le complicazioni del morbillo possono condurre a morte. Secondo l’OMS nel 2023 nel mondo ci sono stati più di 100mila decessi a causa del morbillo. E la maggior parte erano bambini non vaccinati di età inferiore ai 5 anni.

batteri

Febbre tifoide – I pionieri dell’Oregon Trail non si fecero scappare neanche il tifo. Anche in questo caso la malattia, causata dal batterio Salmonella typhi, si trasmetteva tramite le acque contaminate dalle feci di pazienti infetti. Come sintomi abbiamo febbre alta, debolezza, inappetenza e morte.

Attualmente a livello mondiale, ogni anno, si registrano circa 9 milioni di casi di febbre tifoide, con 100mila decessi. Fortunatamente esiste un vaccino e la malattia può essere curata con antibiotici. Ma come la shigellosi, anche in questo caso i batteri stanno diventando resistenti. Il problema è particolarmente grave soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Il che spiega perché, quando si viaggia all’estero, viene consigliato di non bere o usare acqua che non sia in bottiglia.