Ogni città ha i suoi elementi di riconoscimento e che la caratterizzano a livello nazionale ed internazionale. Alcuni sono famosissimi e conosciuti in tutto il mondo, altri, invece, sono peculiari e meno noti. A questo secondo gruppo appartengono l’alabarda di San Sergio ed il “Melone“, elementi distintivi della città di Trieste.
Partiamo dall’alabarda di San Sergio e dalla triste storia ad essa collegata. Sergio fu un tribuno militare di epoca romana che si convertì al cristianesimo durante il suo viaggio a Trieste. Egli era membro della XV Legione Apollinare e non era consentita la fede in altri dei al di fuori di quelli pagani. La conversione di Sergio si scoprì relativamente presto e, lasciando Trieste conscio della sua imminente punizione e morte, consolò i cittadini triestini. Disse loro che un segno sarebbe giunto a comunicare la sua morte.
Tornato a Roma, la sua punizione fu a dir poco atroce. Gli vennero conficcati dei chiodi nei piedi e fu costretto a recarsi presso il luogo dove fu giustiziato tramite decapitazione. Quel giorno, miracolosamente, a Trieste cadde dal cielo un’alabarda, presso il foro triestino. Inutile dire che gli abitanti la interpretarono subito come il simbolo di cui aveva parlato Sergio.
Per quanto riguarda invece il “Melone”, si tratta di un acroterio. Un acroterio è un elemento decorativo scolpito a tutto tondo e posto in cima alla copertura di un edificio. Quello di Trieste è formato da 12 spicchi che gli conferiscono la forma del frutto da cui prende il nome.
Alto 1,13 metri e di circonferenza massima di 2,15 metri, il “Melone” ha sulla sua cima una copia fedele dell’alabarda di San Sergio, a ricordare che sono entrambi simboli triestini. L’arma originale si trova invece custodita presso il Tesoro della Cattedrale. Dopo un alluvione che distrusse il campanile dove si trovava nel 1421, la scultura trovò posto nella piazza della Cattedrale. Infine, sul finire del XIX secolo, venne posto all’ingresso del Castello di San Giusto, dove tutt’ora si trova.
Una storia triste e una abbastanza ironica accompagnano i due principali simboli del capoluogo del Friuli Venezia Giulia, a ricordarci che la storia si annida in ogni cosa e, a volte, ci sorprende con racconti come quelli di oggi. Se capitate a Trieste ricordate di fare un salto per vedere questi due oggetti peculiari.