Omero (chiunque egli fosse…) sapeva, noi un po’ meno. Potrei riassumere in questo modo l’anima dell’articolo odierno. In effetti fino a poco tempo fa scarse erano le testimonianze dirette sulla paventata grandezza militare (e territoriale) del Regno di Micene. Ok, i resti dell’antica rocca di Micene qualcosa ci dicono. E sì, è altrettanto vero che Omero nell’Iliade passa in rassegna il potenziale bellico miceneo. Eppure fino all’altro ieri (metaforicamente parlando) resti materiali specifici testimoni di quello strapotere mancavano.
L’imperfetto non è casuale. L’onnipresente Università di Udine, attraverso l’opera di scavo dei suoi archeologi nella necropoli della Trapezà di Eghion in Acaia, è giunta ad importanti scoperte. Tre spade rinvenute all’interno di una tomba apparentemente modesta. Il sepolcro fu di un guerriero vissuto nel Peloponneso occidentale più di tre millenni e mezzo fa. La scoperta può innanzitutto ridisegnare i confini territoriali ed amministrativi del Regno di Micene durante la tarda Età del Bronzo. Un fronte sul quale Omero ci dà delle indicazioni, ma è solo grazie al suddetto ritrovamento che la fonte trova diretto riscontro.
Le spade dalla foggia tipica delle produzioni palaziali sono databili al XIV secolo a.C., ovvero quando Micene o le varie Tirinto, Pilo e Tebe sviluppavano una pregevole architettura di Palazzo.
Il lavoro degli archeologi coordinati dalla ricercatrice Elisabetta Borgna si aggiunge a quello svolto qualche anno fa su un’altra area sepolcrale, decisamente meno modesta. Dalla “tomba 6” emersero dei reperti dal valore inestimabile. Si ricordi qui di seguito: un deposito di manufatti bronzei, una porzione di lancia da parata, corredi di ceramica, gioielli.
Rintracciando un collegamento tra le tombe e gli scritti di Omero, la professoressa Borgna afferma: “Questa presenza sembra costituire una conferma a quanto racconta Omero nel secondo libro dell’Iliade. Nel celebre Catalogo delle Navi, egli quantifica la potenza militare degli Achei impegnati nella spedizione a Troia elencando i comandanti e la provenienza dei contingenti. Il poeta greco riferisce che Agamennone in persona, re di Micene, avrebbe guidato da condottiero cento navi di guerrieri reclutati, oltre che nei territori immediatamente circostanti al palazzo di Micene, in Argolide e Corinzia, anche nella periferica Eghialia. Ossia la porzione orientale dell’Acaia intorno a Eghion, sede di vari insediamenti di cui più tardi ci avrebbe parlato Pausania”.
Conclude così l’esperta archeologa: “Le parole di Omero fanno riferimento a comunità in grado di fornire risorse in termini di seguito e forza militare per grandi iniziative come quella della leggendaria guerra di Troia che il poeta si apprestava a celebrare. Le tracce ora rinvenute di quei guerrieri micenei che nel vasto Peloponneso servirono la potente organizzazione militare dei palazzi rappresentano dunque forse il nucleo storico di una realtà trasposta in leggenda ed evocata dal racconto epico”.