Il Nuovo Regno conobbe sotto l’egida di Amenofi III, ovvero dal 1388 a.C. al 1349 a.C., un periodo di prosperità e splendore raramente ravvisabile in altri momenti della storia egizia. L’Egitto di affermò come potenza egemone del mondo allora conosciuto. Terra rigogliosa dalle sorgenti del Nilo fino al suo delta, ricca di oro e risorse varie. Stato dal prestigio smisurato riconosciuto dai regni limitrofi e dai loro rispettivi sovrani. Certamente non si può imputare questa enorme e fortunosa contingenza storica ad un solo essere umano, ma ci sono individui in grado di controllare con polso le redini del destino e altri che invece bruciano tutto ciò che possiedono per grazia divina. La regina Tiy, moglie del già citato faraone Amenofi III, rientra sicuramente nella prima categoria.
Il fasto a cui ho accennato ebbe come fonte assoluta la saggezza e la capacità politica di questa donna, nata nel 1398 a.C. e divenuta “Grande sposa reale” a soli 8 anni. I genitori di Tiy occupavano un ruolo di rilievo nella società. Il padre era un grande proprietario terriero, nonché sacerdote e comandante di cavalleria presso Akhmin (Panopoli per i greci). La madre, probabilmente legata alla famiglia reale chissà per quale parentela, era inserita nei più alti circuiti religiosi. Fin dalla nascita, tutti avrebbero scommesso sull’ascesa pubblica della piccola Tiy, e così fu. Essendo la prima tra le prime, in quanto consorte principale del re, Tiy ebbe un’influenza pervasiva sull’operato del faraone e, in secondo tempo, sul figlio Akhenaton, quell’Akhenaton…
A proposito di discendenza, sulla quale mi soffermo brevemente, Tiy e Amenofi III ebbero 9 o 10 figli. Tra questi alcuni scrissero indelebilmente alcune delle pagine più note di storia egizia come il già citato Akhenaton promotore di un culto enoteistico. The Younger Lady, di cui non si conosce il nome ma sa con relativa certezza essere la madre di Tutankhamon. Smenkhara, sul quale esiste un forte dibattito riferito all’effettiva parentela con la coppia reale e sul suo eventuale regno post-Akhenaton. Oltre che essere un’accorta madre, sempre pronta a dispensare utilissimi messaggi, le fonti descrivono la regina Tiy come diretta partecipante alle decisioni riguardanti il Nuovo Regno.
Se ciò corrispondesse ad ineluttabile verità, significherebbe come l’artefice dell’apogeo egizio, a pari merito con il faraone e tutti gli altri regnanti fino alla XX Dinastia, sia la stessa Tiy. E in effetti, svolgendo una ricerca incrociata con fonti documentali esterne (non coeve, non egizie), si comprende come la regina più volte si sia ritrovata a discutere con sovrani mesopotamici per possibili politiche matrimoniali riguardanti le figlie. Ricordiamo come nell’antico Egitto la trasmissione del lignaggio era matrilineare. Chiedere la mano di una principessa significava assicurarsi un potenziale ruolo di governo sugli ambitissimi territori frutto dell’unione tra Antico e Nuovo Regno. In tal contesto, l’astuzia diplomatica della “Grande sposa reale” fece la differenza, promettendo la mano della prole femminile solo ai più fidati.
Come detto, questa accortezza sancì un’opinione comune sulla forza, sull’intelligenza e sulle qualità evidenti della regnante. Non è un caso se il nome di Tiy è in assoluto il primo, tra le regine, a comparire su atti ufficiali. Stessa onnipresenza (rarissima per il tempo) la si rintraccia facilmente nella statuaria, sui rilievi decorativi di templi ed edifici istituzionali, sui complessi tombali, stele, ceramiche, gioielli, scarabei commemorativi. Intorno al 1350-49 a.C. Amenofi III, obeso e cronicamente malato, venne meno, compiendo il suo ultimo viaggio nella Valle dei Re. La regina Tiy, che lo raggiungerà nell’aldilà vent’anni dopo, nel frattempo assunse l’informale controllo del potere. De iure a detenerlo era il figlio, che per i primi 6 anni di regno scelse il nome di Amenofi IV, salvo poi cambiarlo in Akhenaton.
Qualche documento diplomatico cita ancora il nome di Tiy dopo la morte del marito. Si può interpretare ciò come la prova tangibile della rilevanza politica della regina madre. Si perdono tracce storiche della donna dopo il 12° anno di regno del figlio, in piena eresia pseudo-monoteista. Probabilmente quello fu l’anno della dipartita, ovvero il 1339-38 (?) a.C. Il sepolcro dorato della regina inizialmente fu ad Amarna, anche se poi sotto ordini non meglio chiariti i funzionari la dislocarono altrove, in Nubia. Di quella donna resta una mummia eccezionalmente conservata. Forse questo è il premio per chi in vita si distinse, elevandosi sopra tutte e tutti, rendendo grande il Nuovo Regno come mai prima d’ora.