Terracina caput mundi, almeno per un giorno, vista la bellissima cerimonia con la quale si è ufficializzata l’apertura (o meglio, la Riapertura dopo più di 2.000 anni) dell’antico teatro romano. Si è giunti al culmine di un momento storico rilevante, non solo per la comunità terracinese tutta, ma anche per coloro che ogni giorno donano anima e cuore per riportare alla luce i reperti che il passato – e con esso la terra – ci riserva. Insomma, la festa del comune in provincia di Latina è un po’ la festa degli archeologi, degli storici, degli architetti e via discorrendo.
Doveroso è per noi raccontare il processo che ha condotto agli eventi odierni, per i quali si esulta, anche giustamente. Un processo che assume le sembianze di un racconto “leggendario”, perché se oggi Terracina può vantare nel suo centro storico una perla del passato romano come lo è l’edificio fin qui descritto, lo deve ad un evento tragico: i bombardamenti del 1943. Il 4 settembre del suddetto anno una serie di ordigni esplosero toccando terra in Piazza Urbano II. I crateri rivelarono ai cittadini l’esistenza di resti antichi.
Eppure la Soprintendenza condusse qualche sporadico sondaggio solamente a partire dagli anni ’60. Col passare degli anni è aumentata la portata dei lavori, con porzioni di terreno progressivamente rimosse per lasciar respirare una magnifica cavea risalente all’ultima età repubblicana. Attraverso analisi specifiche, si è fatta risalire la costruzione del teatro intorno al 70 a.C. (anno più, anno meno). Esso si poggia sul lato settentrionale del remoto Foro Emiliano.
Negli ultimi tempi ci si è dati da fare per ricollocare ogni pezzo al suo posto originario. L’obiettivo, oggi splendidamente realizzato, era quello di riproporre al pubblico la struttura proprio come si presentava ai romani durante l’epoca in cui un certo Gaio Giulio Cesare si affacciava alla scena politica, venendo eletto questore nel 69 a.C. Proprio sul Pater Patriae vogliamo spendere due parole. Gli scavi nel teatro hanno permesso il rinvenimento di numerosi reperti come ritratti, affreschi, epigrafi, blocchi calcarei. Tra questi una statua ha catturato l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori: la statua raffigurante il volto di Giulio Cesare.
Non una rappresentazione ideale, di cui abbiamo un discreto numero di esempi anche noti (il Cesare di Chiaramonti, solo per dirne uno), bensì una reale. Significa che i dettagli del volto ritrovato a Terracina non intendono nascondere i segni dell’età, non cercano di cancellare gli indizi sul vissuto, affatto. Capendo di ritrovarsi di fronte a qualcosa di unico, chi di dovere ha eseguito una scansione fotografica in grado di replicare le fattezze del busto. Immaginate adesso la sorpresa negli occhi dei partecipanti durante la cerimonia d’apertura, durante la quale è stato mostrato su un maxi schermo il vero volto di Cesare…
E con queste parole colme di attonimento e stupore, ci lasciamo, non prima però di ribadire un messaggio al quale teniamo davvero. Forse siamo il popolo più fortunato al mondo vista la mole di storia che ci circonda (e che spesso neanche notiamo). Purtroppo tale consapevolezza il più delle volte viene meno e questo è un peccato mortale. Combattiamo per valorizzare ogni centimetro del nostro paese, perché siamo portatori di un’eredità unica, che il mondo ci invidia. Terracina oggi ce lo ricorda, domani toccherà a qualcun altro. Per l’Italia questa non è una speranza ma una certezza fattuale.