Dall’anonimato fino al massimo potere detenibile in una democratica Atene; popolare quanto basta per essere tacciato di tirannia; artefice della grandiosità navale ateniese e della resistenza ellenica di fronte al grande Impero Achemenide; infine eroe ma dalla vertiginosa parabola declinante. Trattare Temistocle significa analizzare la figura di un uomo rapportabile al Giano quadrifronte, ma se per quest’ultimo la molteplicità di volti indicava i quattro punti cardinali, per il politico e militare ateniese lo stesso aspetto manifestava un’abbondanza di risorse dalla quale attingere per essere sempre sulla cresta dell’onda. E quindi eccomi qui, a presentarvi l’astuzia fatta a persona, Temistocle.
Un grande e doveroso ringraziamento va a tre mostri sacri della storiografia antica: Erodoto, Tucidide e Plutarco. Se non fosse per loro, del baluardo ateniese contro la minaccia persiana non sapremmo quasi un bel niente. Temistocle nasce intorno al 530 a.C. Povero in un’Atene prossima alla svolta democratica. Fin da piccolo, egli dimostra ad amici e famiglia di avere un caratterino niente male, tale da imporsi nelle dispute e trovare sempre una soluzione che accontenti un po’ tutti. La veste oratoria ben gli si addice e la polis in cui trascorre la prima parte della sua vita si ciba prevalentemente di buone parole. Insomma, uno come Temistocle non fatica a farsi un nome. Entra in politica proprio quando Clistene (politico ateniese, tra i padri fondatori della Democrazia) convince il popolo di doversi assumere le proprie responsabilità, abbracciando al contempo un potere mai avuto da nessun’altro prima d’allora.
Il nuovo sistema politico avvantaggia e non poco Temistocle, uno che “sapeva combattere, sapeva farsi amicizie, sapeva inventare e soprattutto sapeva come rendersi visibile”. La scalata al vertice politico culmina con l’elezione all’arcontato (l’arconte è la massima autorità civile e militare di Atene) nel 494 a.C. Decisionista fino al midollo, un Temistocle poco più che trentenne trasforma radicalmente l’apparato portuale e navale della città. Il mare diventa la ragion d’essere di Atene, da quel momento la polis con la più grande flotta della galassia ellenica. Il Pireo che sorge testimonia una trasformazione destinata a far parlare, soprattutto verso oriente. Incombe l’interesse strategico e territoriale del Gran Re di Persia, Dario I.
Ma di Maratona e Milziade vi ho già parlato, perciò per ragioni di tempo e spazio, facciamo un balzo narrativo che dalla Prima Guerra Persiana ci conduce alla rivalità con Aristide. Quest’ultimo dal 489 a.C. contende all’alto magistrato il vuoto politico lasciato dalla morte di Milziade. I due, rappresentanti di interessi divergenti (ma ugualmente validi per il popolo ateniese) si sfidano a suon di campagne propagandistiche ante litteram. Da bravi democratici quali sono, decidono chi dei due debba restare nella polis con un referendum. Atene è “chiamata alle urne” e sceglie Temistocle. L’ostracismo (esilio decennale) colpisce e affonda Aristide. Dal 482 a.C. il popolare politico ateniese accentra su di sé un bel potere, il che, per gli standard dell’epoca, non è proprio qualcosa di cui vantarsi.
Ma ancora una volta “distrazioni” giungono leste da oriente. Serse, figlio di Dario e nuovo sovrano achemenide, non ha meglio da fare se non aggredire la Grecia con la chiara intenzione di sottometterla. Dal 480 a.C. e ancora per un anno va in scena il secondo conflitto tra persiani e greci. Trenta póleis greche, capeggiate da Atene e Sparta, si oppongono. L’idea di accogliere l’esercito di terra persiano alle Termopili, affrontando quello di mare a Capo Artemisio, è proprio di Temistocle. Tuttavia conosciamo la storia delle Termopili e la sconfitta greca costringe la flotta a proteggere l’istmo di Corinto. La battaglia di Salamina (di cui in passato vi parlammo) arride agli alleati greci, permette l’offensiva definitiva a Platea e soprattutto rappresenta il picco della fama per Temistocle. Ma una salita vertiginosa, se vista dalla prospettiva contraria, non è altro che una pericolosissima discesa.
Prima gli Spartani, poi Cimone (figlio di Milziade, ambizioso quanto papà) e infine il popolo ateniese si misero di traverso di fronte alla figura e al potere dell’eroe di Salamina. Le cause di questo (tutt’altro che improvviso) astio sono molteplici e talvolta mistificate dalle fonti. Facile pensare che quella egemonia scontentasse diversi attori protagonisti del quadro egeo. Tra il 472 e il 473 a.C. Atene decide di ostracizzarlo. L’esilio lo conduce lontano dalla sua terra, facendo tappa ad Argo, Corfù e Molossia. Le accuse si moltiplicano con il passare dei mesi, la Grecia oramai non è più sicura per la sua incolumità. Temistocle scende dal piedistallo dei vincitori, accontentandosi del dolce conforto dei vinti, i persiani di Artaserse. Al servizio del “Re dei Re“, agisce come governatore e vive nella tranquillità, spegnendosi forse 65enne in Magnesia, nell’anno 459 a.C. Appunto, decadenza di un eroe.