La storia del Sudafrica è ricca di avvenimenti che spesso rimangono nell’ombra o sono tristemente noti per la promulgazione delle varie leggi di segregazione razziale attuate nel XX secolo. Ma la storia della regione meridionale dell’Africa, oltre al periodo precoloniale, ha radici molto profonde nella dominazione europea a partire dal XVII secolo.
La Colonia del Capo fu dominio olandese infatti dal 1652 al 1806. Una piccola nazione europea come l’Olanda aveva floridi commerci con le Indie Orientali, gestiti magnificamente dalla VOC, la compagnia mercantile adibita a tale scopo. Il punto più a sud dell’Africa aveva un valore strategico immenso. Doveva rifornire di vivande e merci le navi che facevano scalo per poi ripartire per l’Oceano Indiano.
Un numero sempre maggiore, ma non ingentissimo, di coloni olandesi, i Boer, letteralmente “contadino” in Afrikaans, abitarono e coltivarono i territori della colonia. Dopo le guerre napoleoniche e lo scontro tra flotte inglesi e francesi nel Mediterraneo, la Colonia del Capo assunse un valore inestimabile anche per l’impero coloniale inglese. L’Inghilterra non tardò ad occuparla e a sfruttarla per gli stessi motivi degli olandesi.
La situazione si inasprì tra Boer e inglesi ed i primi furono costretti al Grande Trek, ovvero la migrazione verso nord, dove fondarono le repubbliche di Orange e Transvaal, oltre al Natal. La scoperta di diamanti e giacimenti auriferi in tali territori, oltre ad una serie di motivazioni politiche, portò alle due guerre Anglo-Boere.
Sul finire del XIX e l’inizio del XX secolo furono però i neri del posto a farne le spese. Oltre alla paga di dieci volte inferiore ai bianchi, le discriminazioni razziali aumentarono vertiginosamente. Il presidente Malan, nel 1948, iniziò ufficialmente il processo di Apartheid, che significava “separato”. Separato da cosa? Il concetto di fondo era che ogni “razza”, termine allora di valenza scientifica, si doveva sviluppare da sè.
I neri furono costretti a vivere in aree separate, a viaggiare separati dai bianchi e a frequentare scuole separate. La situazione rimase grave, con scioperi e manifestazioni represse nel sangue, fino al 1990. A questo punto il presidente De Klerk, sempre più isolato e pressato, fece scarcerare Nelson Mandela e legalizzò nuovamente l’ANC, il suo partito. Alle elezioni del 1994, definite “elezioni arcobaleno” Il leader nero vinse e pose fine al regime segregazionista e a secoli di discriminazione.