Fino a pochi decenni fa il Lago d’Aral era il quarto lago più esteso al mondo. Davanti a lui si trovavano solo Il Mar Caspio, il Lago Superiore ed il Lago Vittoria. Era ad un passo dal podio dunque. Ma cosa è successo in questo lasso di tempo?
Sul finire degli anni ’70 le acque del lago hanno iniziato a ritirarsi fino ad allontanarsi di circa 150 km dai vecchi confini. Il cambiamento climatico e la costante siccità hanno causato il disastro idrologico e l’impoverimento del quarto bacino d’acqua dolce al mondo.
L’unica nota tragicamente positiva, e non senza una triste ironia, è che la città costiera e ormai non più portuale di Moynaq attrae migliaia di visitatori l’anno con il suo museo del lago. Non c’è più acqua, la polvere vola leggiadra e la fa da padrona; anche gli alberi sono totalmente assenti. Insomma un’ambientazione da film horror.
Le abitazioni e gli edifici presenti sono per lo più obsoleti. Alcuni sono di più recente costruzione e presentano cartelli che ci tengono a precisare che la loro edificazione è dovuta ai fondi provenienti dalla Cina.
La vista sull’ex lago è altrettanto deprimente e triste: un’immensa distesa kilometrica bianco-giallastra si estende a vista d’occhio ed i locali hanno piantato arbusti e piante che colorano vagamente il paesaggio. L’uomo però non ha fatto solo del bene alla zona, anzi. Negli anni ’30 costruì infatti canali di irrigazione per portare acqua nelle aride terre uzbeke. Negli anni ’60 gli economisti sovietici decisero di intensificare il trasporto idrico per le piantagioni di cotone locali e ciò ridusse il livello del Lago di 20 cm l’anno.
A partire dagli anni ’70 il Lago d’Aral perse circa il 75% della sua superficie. L’aumento delle temperature e il crescente inquinamento certo non spezzano lance a favore del lago. Siate coscienziosi e rispettosi della natura, così che gli altri laghi non facciano la fine di quello d’Aral.