Si tratta della mastaba di Ptahsepses, e sì, l’impresa per leggere questo nome è ardua. In altre parole, stiamo parlando di una tomba tipica della prima fase della civiltà egizia, intorno a 4.500 anni fa, appartenente ad un alto funzionario, genero del faraone. Costruita tra il 2500 ed il 2430 a.C. e scoperta parzialmente da un archeologo francese quasi 160 anni fa, le sabbie desertiche ricoprirono poi il sito, rispendendolo nell’oblio.
Nelle campagne di ricerca recenti, tra il 2022 ed il 2023, di una troupe di archeologi cechi, riporta alla luce definitivamente la tomba. Percorrendo un lungo corridoio scosceso, gli studiosi si trovarono davanti ad un immenso masso. Spostandolo hanno trovato la tomba in questione e svelato un pezzo di storia che latitava da un secolo e mezzo ormai.
Ripartiamo dal lavoro di Auguste Mariette, l’archeologo francese della prima scoperta. Questi raccolse dal sito una porta monumentale e l’iscrizione posta sopra la stessa, conservate al British Museum. Proprio l’iscrizione propone una descrizione precisa della vita di Ptahsepses.
Quest’ultimo ricevette l’educazione presso la corte di Menkaure, ultimo sovrano di Giza. Successivamente sposò la principessa Chamaat. La reale era figlia di Userkaf, fondatore della quinta dinastia egizia e, andando in sposa al funzionario protagonista dell’articolo odierno, lo rese il primo ufficiale di origine non reale ad occupare una carica così elevata nella storia dell’Egitto antico. Almeno dalle vicende storiche che noi oggi conosciamo.
Inoltre, ad un altro reperto della tomba di Ptahsepses si collega direttamente il culto del dio Osiride. Ciò rende la figura del funzionario esponenzialmente più importante in quanto pare sia stato lui il primo ad introdurre il culto dello stesso nelle usanze greche. Tutta questa serie di elementi rende il ritrovamento molto importante e consente di creare grandi aspettative sull’aumento di conoscenze circa tale periodo storico orientale.
La camera funebre, esplorata per la prima volta quest’anno, è lunga 42 metri e larga 22. Comprende una cappella decorata, due stanze per le statue del defunto, dette serdab, e un lungo corridoio d’accesso, che era bloccato dal grande masso di cui sopra si è detto. Infine, il grande sarcofago: il fiore all’occhiello del ritrovamento che conteneva ancora parzialmente resti del corredo funerario. Una scoperta a dir poco sensazionale.