Sesto Pompeo era figlio di Pompeo Magno, storico avversario di Cesare che lo uccise in Egitto quando Sesto aveva solo 18 anni. Passato presto ad una vita da adulti inizia a cercare vendetta per il padre. A Thapso e a Munda, rispettivamente nel 46 e nel 45 a.C. ricevette le prime due sconfitte ad opera del popolare Cesare. La sua strada sembrava destinata a seguire quella del padre.
Alle idi di marzo dell’anno successivo, nel 44 a.C., avviene lo storico e celebre assassinio di Cesare. Il rivale di una vita, non solo suo ma anche del padre, non c’è più.
Nel 42 a.C. ci sarà la resa dei conti a Filippi, nella storica battaglia tra i Triumviri, Marco Antonio, Cesare Ottaviano e Marco Emilio Lepido, e gli assassini di Cesare, Bruto e Cassio.
Dopo la sconfitta le centinaia di navi da guerra di Bruto e Cassio furono divise fra Marco Antonio in Oriente e Sesto Pompeo in Occidente. Quest’ultimo decise di sfruttare il momento di debolezza e di poco ordine e si impadronì, grazie alle moltissime navi a disposizione, di Sicilia, Sardegna e Corsica.
Non si fermò qui però. Dalle nuove isole conquistate intercettò e saccheggiò numerose spedizioni di grano verso l’Impero. Aggiungiamo inoltre che i rifornimenti principali di grano venivano proprio dalle isole. Sommando i vari fattori si deduce facilmente che Roma si trovò ben presto a corto di cibo derivante dal cereale e fu costretta ad alzarne i prezzi e fare i conti con il malcontento popolare.
Sesto Pompeo giocò nuovamente d’astuzia. Iniziò ad offrire rifugio in Sicilia a tutti coloro in dissidio coi triumviri e in disaccordo con la loro politica. Ciò voleva dire avere uomini fedeli al proprio seguito e con cui condividere un nemico. L’esasperazione della popolazione portò al trattato di Miseno firmato nel 39 a.C., con il quale Sesto Pompeo era nominato governatore delle isole che aveva occupato, con la promessa di aggiungere in seguito altri territori nel Peloponneso.
In realtà questa non fu che una tregua. Dopo un lasso di tempo brevissimo iniziò un’altra guerra contro Ottaviano. Il fidato ammiraglio di Pompeo, Menas, passò dalla parte di quest’ultimo e gli assicurò il controllo di Corsica e Sardegna. La battaglia risolutiva avvenne nei pressi di Nauloco, nel 36 a.C. e questa fu si la sconfitta decisiva di Sesto Pompeo, che si rifugiò in oriente, dove lo aspettò una condanna a morte dopo la sua ultima sconfitta ad opera di Gaio Furnio, procuratore d’Asia, nel 35 a.C., forse per ordine di Marco Antonio.
Dopo una resistenza onorevole anche l’ultimo repubblicano chinò il capo e Roma proseguì il suo rilucente destino di gloria.