La storia di oggi è molto peculiare, quasi “da far perdere la testa”. Già, perché fu questo il destino che toccò alla statua della Primavera del Ponte Santa Trinità di Firenze. Almeno per 17 anni, un renaiolo poi la recuperò e la restituì alla città. Il ponte aveva di nuovo le sue statue complete e la povera Primavera aveva di nuovo la sua testa.
Bisogna però contestualizzare la vicenda, ciò garantisce la piena comprensione di ciò che avvenne. Siamo nel 1944, in piena guerra civile. Firenze, come tutto il nord Italia, è interessata da continui scontri ed esplosioni. In particolare è importante in questo frangente il ritiro delle truppe tedesche dalla città, e la loro passione per le esplosioni.
Le truppe della Wehrmacht infatti, per rallentare l’avanzata alleata, fece saltare in aria i collegamenti fra le due sponde del fiume Arno. Di tutti i collegamenti si salvò solo il Ponte Vecchio. Il ponte di Santa Trinità subì il bombardamento come tutti gli altri. Fu probabilmente in tale frangente che la nostra amica perse la testa.
Fu un’incredibile perdita poiché si trattava di opere del primo XVII secolo, costruite da Bartolomeo Francavilla in occasione del matrimonio fra Cosimo II e Maria Maddalena d’Austria. Proprio perché consapevole del grande valore delle opere d’arte, intervenne l’agente di commercio Giuseppe Fantacci, proprietario dell’azienda americana Parker.
Mise in palio una ricompensa di ben 3.000 dollari (all’epoca davvero tanti) per sollecitare il ritrovamento della componente perduta. Si sospettava infatti che il pezzo d’arte potesse essere stato trafugato da un soldato alleato. Il tempo passava e non si avevano risposte, nonostante i civili si erano dedicati anima e corpo alla ricerca, sondando l’Arno in profondità.
Come detto in apertura, dopo 17 anni, precisamente nel 1961, un renaiolo ritrovò la testa e la restituì, ottenendo solo parte della ricompensa. L’altra parte era finita in beneficenza poiché si erano perse le speranza di un reale ritrovamento. Alla fine tutto è bene quel che finisce bene.