Perché mai un campo di carote sul quale è appena passato l’aratro dovrebbe celare un antico tesoro risalente a più di tre millenni fa? Forse la vera domanda è: perché no? Franz Zahn, appassionato archeologo svizzero, noto nella comunità di Güttingen, si è reso protagonista (e non è la prima volta) di un incredibile ritrovamento. Tra i reperti che hanno rivisto la luce del sole dopo così tanto tempo, annoveriamo sicuramente alcuni particolarissimi dischi metallici.
Passeggiando per questo ordinario campo nel bel mezzo del Canton Turgovia, estremo nord svizzero, al confine con la Germania, Zahn ha intravisto dei minuscoli rilievi metallici emergere dai solchi del terreno. Avvicinandosi e smuovendo un altro po’ la terra, l’uomo ha compreso l’entità della scoperta. Immediatamente ha avvisato l’Ufficio Archeologico cantonale, il quale ha inviato in loco altri esperti.
I lavori di scavo, estrazione e pulitura, di breve durata, hanno garantito il rinvenimento di 14 dischi metallici decorati, due anelli a spirale e un centinaio di perle d’ambra. L’indagine, naturalmente approfondita in sede di laboratorio, ha rivelato altri interessanti dettagli. Il “tesoro di Güttingen” appartiene all’Età del Bronzo medio, 1500 a.C. circa. Tra gli altri oggetti ritrovati, alcuni hanno catturato l’attenzione in quanto poco comuni: vedasi il cristallo di rocca, così come alcuni denti, uno di castoro, l’altro (perforato) di orso ed un altro ancora appartenente ad uno squalo fossilizzato.
Senza dubbio, il pezzo forte della “collezione” è rappresentato dalla collana a dischi chiodati. Questo genere di collane è tipico delle sepolture o dei depositi rituali, anche se nel sito dello scavo non sono presenti tombe. Ragion per cui lo stesso Ufficio Archeologico del Canton Turgovia propone un’ipotesi più che valida, oltremodo condivisibile: in loco vi era tempo fa un deposito rituale, nel quale sotterrare i gioielli appositamente custoditi in un sacchetto di fibra.
L’insieme dei reperti, inclusi i rari dischi metallici, hanno compiuto il viaggio verso il laboratorio di conservazione e studio di Frauenfeld. Allo stesso modo il blocco di terreno nel quale erano conservati i manufatti, anch’esso soggetto di analisi. Gli oggetti hanno trascorso una fase di restauro e attualmente sono esposti nel Museo Archeologico di Frauenfeld.
E quindi ci ritroviamo a dire, per l’ennesima volta, come un pizzico di fortuna e un occhio ben aguzzato possano fare la differenza. Sì, perché anche sotto un campo di carote appena arato possono trovarsi delle meraviglie tali, meraviglie appartenenti ad un passato sì remoto, ma maledettamente affascinante!