In Siberia gli studiosi hanno trovato uno scheletro di ben 3.000 anni fa. Di sicuro le temperature e le condizioni climatiche in generale hanno aiutato il processo di conservazione e di mantenimento in ottime condizioni dei resti. La disamina degli stessi lascia però un grosso interrogativo.
Lo scheletro aveva infatti vicino un pezzo metallico uncinato, più precisamente di bronzo. Ciò porta gli studiosi a pensare che si trattasse di un auriga. Difatti pare si tratti di un uncino che si legava alla vita e facilitava la guida dei carri con cavalli. Quest’ultimi elementi fondamentali della cultura dell’epoca.
Vicino al villaggio di Kamyshta, in Siberia, vi erano inoltre altre tombe. Gli archeologi hanno scavato per diverso tempo, prima di dare l’ok per l’ampliamento di una ferrovia del territorio. In ogni caso non trovarono ciò che speravano: il carro dell’auriga. L’eventuale ritrovamento significherebbe la conferma in toto dell’ipotesi succitata.
Vi sono comunque due elementi che danno, se non la certezza, qualcosa che molto le si avvicina. Il primo è la grande somiglianza dell’oggetto bronzeo con altri simili ritrovati in Cina e Mongolia. Questi erano sicuramente di un guidatore di carro. Il secondo elemento riguarda la cultura antica del luogo del ritrovamento.
Stiamo parlando della cultura Lugava, più precisamente si parla della fase di transizione dalla cultura Karauk a quella Lugava. In questo frangente storico i cavalli erano molto utilizzati ed importanti nell’area. La tomba conteneva inoltre dei gioielli ed un coltello, tutti di bronzo. Le varie tombe appartengono a 4 secoli diversi e ciò aiuta a comprendere sempre più elementi di tale cultura.
Non ci resta che lasciare al lavoro gli archeologi, nella speranza che portino a galla quanta più conoscenza e storia possibile. L’ennesima prova che la storia non smette mai di stupire, anche in terre lontane e desolate come la Siberia.