Il patrimonio artistico italiano è uno dei più grandi e belli al mondo. E, per fortuna, non smette mai di stupire. Oggi parliamo di una scoperta di qualche tempo fa, ma assolutamente degna di nota. Parliamo infatti di opere di Michelangelo Buonarroti, nascoste fino al 1975 e ritrovare in un posto nascosto. Ma vediamo il perché.
Circa 50 anni fa, Paolo Dal Poggetto, direttore del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, durante un sopralluogo notò che qualcosa non andava. C’era qualcosa dietro un armadio, e sembrava di estremo interesse. Così fu in effetti. Dietro un mobile della sagrestia nuova si trovava una botola rimasta inesplorata per tutto quel tempo. Inoltre sembrava che tale luogo avesse a che fare con il grande Michelangelo Buonarroti, uno dei capisaldi del Rinascimento italiano.
In tale locale della Basilica di San Lorenzo, ambiente appositamente creato per ospitate le tombe degli esponenti della grande dinastia dei Medici, c’era un passaggio segreto, dentro era custodita dell’arte. Non arte qualunque o non degna di nota. Si trattava di opere a gessetto e carboncino di Michelangelo. Esse avevano una particolarità, si trovavano sulle pareti della stanza ritrovata. Tutto ciò era fortemente inusuale, ma ha una spiegazione, vediamola insieme.
Nel 1527, sempre a Firenze, scoppiò una violenta rivolta popolare contro la casata dei Medici. Nella furia degli eventi, i Medici lasciarono la città. Il Buonarroti, come moltissime altre persone al tempo, si schierarono dal lato dei popolari. Nell’agosto del 1530, dopo tre anni, i Medici fecero però ritorno in città e l’artista, come gli altri che appoggiarono la rivolta, non era più al sicuro. Dal Poggetto concluse allora che quella era la stanza dove Michelangelo trascorse la sua latitanza. E come ammazzare meglio il tempo se non facendo quello che sapeva fare meglio?
Per due mesi si dedicò dunque all’arte, regalandoci gli splendidi disegni che vedete in immagine. Trascorso tale lasso di tempo riuscì a raggiungere Venezia e fuggire dalle eventuali ripercussioni delle sue azioni passate. La sua carriera continuerà e lo stesso la sua vita, che si concluderà dopo una ventina d’anni, nel 1564, a Roma. Proprio qui, tra il 1536 ed il 1541, completò il Giudizio Universale nella Cappella Sistina, uno dei più bei dipinti della nostra cultura artistica.
L’incredibile bellezza della nostra penisola sta dunque anche in questo, nell’avere arte nascosta, o manifesta, ovunque. È sempre bello sentire storie del genere e sapere che cotanta bellezza è di nuovo disponibile per tutti e restituita alla storia, com’è giusto che sia. Sperando che notizie del genere non manchino mai, ci rivediamo alla prossima storia.