Questa volta è una scavo preventivo in Francia a destare grande scalpore, perché gli addetti alle operazioni, una volta scesi in quella che a tutti gli effetti risulta essere una latrina bimillenaria, hanno messo mano su un tesoro archeologico di grande valore. A renderci partecipi del ritrovamento è l’Inrap, attivamente coinvolto nel passo di Calais, dipartimento settentrionale della Francia.
Gli esperti dell’istituto nazionale francese di ricerche archeologiche preventive hanno reso pubblici i risultati dell’indagine archeologica che interessa l’area di Sainte-Catherine-les-Arras, un comune di poco più di 3.000 abitanti circa. L’intera operazione ha focalizzato i propri sforzi sul sito archeologico di epoca gallo-romana. In particolare sembra che nell’area vi fosse, a partire dal 50 a.C. e fino al II secolo d.C., un insediamento dedito alla produzione, tanto agricola quanto artigianale e mineraria.
Le parole dei diversi portavoce dell’Inrap rendono limpido il quadro della situazione: “I primi segni di occupazione compaiono già all’inizio del I secolo a.C. Tra questi osserviamo la presenza di un possente pozzo di estrazione del calcare nel cui materiale di otturazione abbiamo trovato quattro fibule, monete e ceramiche. Una trentina di metri più a ovest si trova una fossa simile ad una latrina, data la sua morfologia e le concrezioni presenti sui materiali da costruzione”.
Soffermandosi sul ritrovamento della latrina, l’archeologo aggiunge: “Abbiamo interpretato questa fossa circolare profonda tre metri come un pozzo nero. Ad avvalorare suddetta tesi ci sarebbe il ritrovamento di rugosità miste ad ossidazione bruna osservate sulla parete calcarea della struttura nonché presenti sui materiali da costruzione tra cui macerie calcaree e tegole romane. Latrine e pozzi neri sono chiaramente individuabili negli insediamenti antichi, ma sono piuttosto rari negli insediamenti rurali di piccole e medie dimensioni. Dimostrano una reale preoccupazione per l’igiene collettiva”.
Scendendo nella latrina, i ricercatori hanno scovato – con grandissimo stupore – tesori inattesi. È possibile comprendere la sorpresa tenendo conto del contesto e la regione in cui gli archeologi stanno operando. Il resoconto prosegue così: “Questa fossa conteneva mobili archeologici vari e di ottima fattura. Oltre alla quantità di ceramiche raccolte, si segnala la presenza di una falera, una placca circolare in bronzo che decorava i finimenti di un cavallo. È decorato al centro da un medaglione rimovibile su cui è raffigurata la bocca di un leone. Questo manufatto appartiene senza dubbio al contesto militare”.
Una volta conosciuto l’abbandono, i pochi abitanti dell’insediamento presero ad utilizzare l’antica latrina come discarica. Ragion per cui i materiali ritenuti “di scarto” finirono lì sotto, vedendosi coprire di terra e molto altro nel corso dei secoli, anzi, dei millenni.