Un complesso fortificato risalente a circa 2.000 anni fa potrebbe rappresentare un importante centro di culto religioso inserito in quella imponente galassia di culture, tradizioni e costumi chiamato Impero partico. A rivelarlo sono degli studi condotti dalla tedesca Ruprecht-Karls-Universität Heidelberg (Università di Heidelberg). Uno dei responsabili dell’indagine archeologica, il professor Michael Brown, presenta i dettagli della ricerca. Grazie ad essa, si possono trarre degli spunti di riflessione davvero interessanti e meritevoli di approfondimento.
L’area di assoluto interesse almeno dal 2009 è quella di Rabana-Merquly, nel Kurdistan iracheno. Un tempo suddetta zona risultava essere un polo amministrativo, militare e commerciale di essenziale prestigio, in grado di attrarre gran parte delle rotte commerciali che dalla Mesopotamia si estendevano fino alla Persia orientale. Per gli antichi Parti il complesso fortificato di Rabana-Merquly era una garanzia di controllo e supervisione senza eguali nella regione.
La cinta di fortificazioni si estende per circa 4 km lungo le pendici sud-occidentali del monte Piramagrun, avvicinandosi con la sua propaggine più settentrionale ai Monti Zagros. I ricercatori tedeschi, analizzando nel dettaglio la composizione architettonica di uno degli ingressi irrobustiti per cause militari-difensive, hanno notato il rilievo rupestre probabilmente raffigurante un sovrano locale, sottomesso all’autorità imperiale partica. Ma questo non è altro che un “dolce” preludio a ciò che gli archeologi hanno scoperto addentrandosi nella valle di Rabana. Nell’antico bastione edificato dai Parti, gli operatori si sono imbattuti in quelli che a tutti gli effetti sembrano essere degli indizi. Sì, ma indizi riguardo cosa?
Determinate strutture architettoniche non distanti da una cascata d’acqua stagionale e la presenza di un altare del fuoco indicherebbero l’esistenza di un luogo di culto. Una sorta di santuario dedicato alla dea dell’acqua conosciuta col nome di Anahita. Cosa sappiamo sul conto di questa divinità? Beh, una prima attestazione della sua esistenza si può trovare tra le pagine dell’Avestā, fondamentale raccolta degli scritti sacri della religione mazdea. In tal contesto, la dea Anahita appare come fonte celeste di tutte le acque sulla terra. La divinità, una donna dalle sontuose forme e dalla bellezza accecante, poteva manifestarsi sottoforma di ruscello o cascata. Comunemente si praticava il culto di Anahita nelle regioni occidentali dell’odierno Iraq, nello specifico durante il Regno Seleucide o l’Impero partico.
Il professor Michael Brown afferma: “La vicinanza alla cascata è significativa, perché l’associazione degli elementi fuoco e acqua ha svolto un ruolo importante nella religione persiana preislamica. Il sito comprende i resti di un edificio dove nel 2022 i miei colleghi hanno portato alla luce due caratteristici vasi funerari. Questi sono datati al radiocarbonio tra il II e il I secolo a.C. Ciò suggerisce che il santuario fosse in uso durante il periodo in cui sorsero gli insediamenti fortificati di Rabana e Merquly”.
L’archeologo tedesco conclude il ragionamento con le seguenti parole: “Anche se il sito di culto non può essere attribuito in modo definitivo alla dea dell’acqua Anahita a causa della mancanza di reperti archeologici simili per un confronto diretto, il santuario di Rabana ci offre comunque uno sguardo affascinante sulle interconnessioni sacrali e geopolitiche regionali durante l’era dei Parti”.