Ops, pare che i resti fossili dell’Uomo di Ushikawa, ritenuti fra i più antichi fossili umani del Giappone, forse non siano esattamente umani. E no, niente teorie su alieni e storie varie: più banalmente pare che siano i resti fossili delle ossa di un orso. Anche se, a ben pensarci, scambiare delle ossa di orso per ossa umane ce ne vuole. Ma consideriamo le attenuanti del fatto che si tratta di resti fossili.
Resti fossili di uomo o di orso?
Brennan di Bones non avrebbe avuto dubbi. Ma qualche dubbio deve essere venuto ai ricercatori se hanno deciso di cimentarsi in un nuovo studio relativo all’Uomo di Ushikawa. Il ritrovamento dei resti fossili in questione risale alla fine degli anni Cinquanta. Gli archeologi li trovarono nella città di Toyoashi, a circa 225 km di distanza a sud-ovest di Tokyo.
Ma adesso Gen Suwa, antropologo dell’Università di Tokyo e alla guida del nuovo studio, ha spiegato a Live Science che ha deciso di indagare ulteriormente su questi resti. Anche perché, a dire il vero, è dalla fine degli anni Ottanta che ci sono dubbi in merito alla loro attribuzione al genere umano.
La ricerca in questione la trovate pubblicata sulla rivista Anthropological Science. In pratica gli autori hanno dimostrato, senza alcuna ombra di dubbio questa volta, che quelle ossa appartengono a un orso bruno e non a un essere umano.
Ma come fecero i paleontologi e scienziati dell’epoca a scambiare delle ossa di orso per ossa umane? Beh, c’è da dire che nei siti archeologici in Giappone raramente in quel periodo venivano trovate ossa di orso. Gli scienziati di allora non sapevano esattamente come potessero apparire delle ossa di orso, specie se fossili. Così stabilirono che quelli erano resti fossili umani.
Negli anni Cinquanta i resti fossili umani più antichi del Giappone erano rappresentanti dall‘Uomo di Akashi. Il suo frammento osseo si ipotizzava risalire a 780mila anni fa. Solo che il fossile in questione fu distrutto durante un raid aereo su Tokyo, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ma già negli anni Ottanta qualcuno aveva storto il naso. L’analisi anatomica di un calco in gesso dell’ormai perduto fossile di Akashi aveva dimostrato che, molto probabilmente, quello non era il fossile di un antichissimo essere umano, bensì un frammento osseo recente di un braccio umano che era stato trascinato, per qualche motivo, in uno strato archeologico diverso e poi mineralizzato.
Per questo motivo in quel periodo qualcuno cominciò a sospettare anche della reale natura dell’altro fossile, quello di Ushikawa. Inizialmente si parlava di un omero e della testa del femore di un essere umano vissuto più di 20mila anni fa.
Ma il nuovo studio, grazie anche alla TC, ha dimostrato che quel presunto omero umano era, in realtà, il radio di un orso bruno (Ursus arctos). E anche la testa del femore apparteneva a un orso.
Visto che i fossili di Ushikawa non sono umani, bensì plantigradi, questo vuol anche dire che i più antichi fossili umani mai trovati in Giappone sono quelli provenienti dalla città di Hamakita, a circa 40 km a est di Ushikawa. Si tratta dei frammenti dell’osso della gamba, di un braccio, di una clavicola e di un cranio probabilmente appartenenti a due persone diverse. Una sarebbe vissuta circa 14mila anni fa, l’altra 17mila.
Altri antichi resti papabili sono quelli trovati sulle isole Ryukyu o isole Nansei, a metà strada fra il Giappone e Taiwan. Il più giovane di questi fossili risalirebbe a circa 18mila anni fa, mentre il più antico a 32mila.
Comunque sia non è la prima volta che ossa umane e ossa di orso sono confuse. Negli anni Novanta in Alaska trovarono delle ossa che si pensava fossero di un orso, ma che poi si scoprì appartenere a una donna nativa americana vissuta 3mila anni fa.