Che ci piaccia o no, il male è sempre esistito. L’essere umano affronta catastrofi naturali, guerre, pestilenze, comportamenti socialmente immorali da che ne ha memoria. E dunque, mentre nascevano e si strutturavano sistemi religiosi in grado di rispondere alle più intime esigenze umane, si faceva spazio il problema del male. Perché esiste? Da cosa origina? Chi ne è responsabile? Grazie a domande del genere, nacquero i miti fondativi del male. Uno di questi, poi fattosi dogma, riguarda la figura di Satana, storicamente molto più complessa e varia di quanto si possa credere ad un primo sguardo.
Il diavolo, Satana, Belzebù, demonio, mille i nomi per indicare la malvagità nella sua forma più nota e tradizionale, quella costruita dall’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam. Eppure vi sorprenderà sapere che si tratta di un’invenzione relativamente “tarda” del mondo antico. Ad esempio l’Antico Testamento non ne fa mai esplicita menzione (anche se qualche accenno indiretto è possibile scorgerlo). È un concetto che gli ebrei hanno maturato in modo netto e conciso durante la dominazione persiana (VI-II secolo a.C.). Infatti il nome formale, Satana per l’appunto, deriva dall’ebraico ha-Satan, che significa “l’oppositore”. L’opposizione, s’intende, è nei confronti del Dio creatore.
Cadremmo nell’errore più banale se pensassimo che il concetto così delineato nasca e ponga le sue radici da un giorno all’altro in seno all’Ebraismo. Assolutamente no! È un’astrazione mentale che emerge nel tempo e che muta durante le diverse fasi storiche. Prendiamo ad esempio la Genesi. Essa può essere interpretata come una risposta polemica rivolta ai vicini mesopotamici. Nell’accadico Enūma eliš (mito di creazione mesopotamico) gli dei sono i diretti responsabili del male. Non è così nella Bibbia ebraica. Il Dio di Israele ha un piano divino per tutto e ogni cosa che crea è buona. Piuttosto è il racconto del Giardino dell’Eden a svolgere la funzione narrativa della “corruzione” e dunque dell’origine del male, non come diretta appendice divina ma come responsabilità umana.
Un altro processo da tenere in conto, da sempre caratteristico della nostra specie, è l’umanizzazione del divino e del soprannaturale. Fin dalla più remota antichità, le persone hanno proiettato le loro esperienze sugli dei. I sovrani, ossia le massime autorità terrene, potevano vantare corti di nobili e consiglieri? Bene, allora doveva essere così anche lassù, nei cieli, dove gli dei si avvalevano di funzionari superiori ed inferiori. L’Ebraismo, seppur di concezione monoteista, prese in prestito questo organigramma, chiamando i funzionari superiori angeli, e quelli subordinati demoni (dal greco antico δαίμων, dáimōn, “essere divino”). I demoni non erano necessariamente cattivi, lo diventarono col tempo, abbandonando quell’aurea neutrale che all’origine li contraddistinse.
Oh, adesso la domanda delle domande: se il Dio di Abramo è così buono, perché permette l’esistenza del male? Il primo testo che affronta la teodicea (branca della filosofia che analizza il rapporto tra la giustizia divina e il male) è il Libro di Giobbe, redatto su per giù nel 600 a.C. Curiosissimo, a parer mio, sapere che nel libro Satana (ha-Satan pardon) serve Dio e lo fa anche con una certa professionalità.
Egli riceve il compito di distruggere la vita di Giobbe, così da farlo vacillare a tal punto da mettere in discussione l’operato di Dio, il quale però si manifesta e riporta sulla retta via il povero uomo (che intanto ha perso i figli, la moglie, non ha più né un terreno né una casa; però ehi, almeno gli è rimasta la fede…). Nelle rarissime volte in cui ha-Satan compare nelle scritture ebraiche, non si mette di traverso a danno di Dio, ma degli umani (qualche volta per volontà implicita di Dio).
Sotto dominazione achemenide gli ebrei fusero alcuni aspetti dello Zoroastrismo con la figura di Satana. Essa divenne anche e soprattutto caos, disordine, deterioramento morale. La controprova di ciò è lo spuntar fuori del termine greco Διάβολος, diábolos, ossia “calunniatore” o “diffamatore”. La vera e propria personificazione del male si ebbe nella metà del II secolo a.C. I rotoli del Mar Morto, scritti dagli Esseni a Qumran, identificano Satana con chiunque non vada d’accordo con le loro opinioni estreme, sì, ma pure.
Ricordate poi la storia di Lucifero? Il più splendente degli angeli che osò sfidare Dio e per questo venne condannato all’oblio eterno? La vicenda così narrata origina in un testo della tradizione ebraico-cristiana, di cui si ha traccia agli sgoccioli del II secolo a.C. Il testo in questione è il Libro dei Giubilei (apocrifo per tutti, tranne per gli ortodossi etiopi). Lo step successivo Satana lo compie nel Nuovo Testamento, in cui è considerato a tutti gli effetti il principe degli inferi, il padrone assoluto dell’inferno.
Per grossi ranghi, questa è l’origine di Satana, la rappresentazione del male così come l’uomo, nel corso di millenni, è arrivato a delinearla. Certamente dopo l’antichità (e anzi, già nei primi secoli dopo la nascita di Cristo, perciò nell’affermazione del Cristianesimo) il concetto del male fin qui presentato ha subito delle variazioni, degli aggiornamenti di carattere teologico che sarebbe interessante analizzare. Questa tuttavia è un’altra storia, come ormai dicono quelli bravi…