Oggi Sarsina, ma un tempo si era soliti rivolgersi alla cittadina nella Valle del Savio con il nome romano di Sassina. Ed è l’intreccio tra l’insediamento umbro (dal IV secolo a.C.) e il successivo dominio romano ad averci regalato alcune delle gioie letterarie, artistiche e culturali più emozionanti in assoluto. Sarsina dette i natali a Tito Maccio Plauto, commediografo e poeta di prim’ordine. Ma gioca un ruolo preponderante anche il presente del paese di 3.300 abitanti circa perché esso ci restituisce un emozionante tempio romano del I secolo a.C.
Parlare oggi di un tale ritrovamento è possibile solamente grazie al notevole impegno dell’ABAP (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini). Stando alle prime analisi, il tempio presenta una struttura quadrangolare di dimensioni non facilmente ignorabili. Le prime stime sulla datazione hanno fatto leva sul lastricato in pietra presente nella vicina area archeologica. Si pensa infatti che la suddetta pavimentazione, del I secolo a.C., sia coeva del tempio romano.
Ma di templi Roma ne costruiva molti, relegando loro un significato specifico. Perciò, ci si chiede, che tipo di struttura gli archeologi hanno scoperto a Sarsina? Perfino in questo caso la riposta è pronta. Con relativa certezza si parla di un Capitolium, dunque dedicato alla Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva). I romani, soprattutto sotto la dinastia Giulio-Claudia (27 a.C.-68 d.C.), elevarono il Capitolium a manifestazione assoluta del loro potere politico e militare.
Diversi sono gli elementi che caratterizzano il ritrovamento archeologico come uno dei più sorprendenti degli ultimi tempi. Si potrebbe, ad esempio, citare in causa l’eccezionale stato di conservazione della base strutturale. Lasciano di stucco i blocchi in arenaria, incastonati a corsi orizzontali, che in qualità di podium (podio) dovevano sorreggere la muratura dell’imponente tempio. Oltre ai blocchi in arenaria si è meravigliosamente conservata la rivestitura in marmo, un efficiente sistema di scolo e alcune testimonianze di sepolture focolari.
Il Capitolium di Sarsina ha conosciuto sì l’oblio del tempo, ma in buona compagnia! Gli archeologi, scavando l’area circostante, hanno rintracciato impronte del passato umbro (popolazione italica giunta, come anticipato, nell’area intorno al IV secolo a.C.). Come se non fosse abbastanza, durante i lavori di scavi ed estrazione della terra, hanno rivisto la luce dopo secoli costruzioni d’età altomedievale.
Tornando e concludendo con un riferimento all’epoca romana – che in loco parte dal 266 a.C. a seguito della sottomissione dell’abitato e il conferimento dello status di civitas foederata – le fonti storiche sono chiare sulla centralità agricola e commerciale dell’antica Sassina. Questa importanza è testimoniata da altri elementi architettonici del trascorso repubblicano e imperiale: bagni pubblici, fortificazioni, resti di strutture religiose, oggetti in ceramica e bronzo, anfore, ecc… La sensazione è una ed una soltanto: era questione di tempo prima che emergesse qualcosa di grandioso dal suolo della città di Plauto.