Quello avvenuto a San Giuliano Milanese, provincia di Milano, è senz’altro un ritrovamento fuori dai soliti schemi. Durante le operazioni per la cura e la manutenzione del bellissimo giardino di Rocca Brivio, uno degli addetti sarebbe inciampato su una sporgenza in pietra appena visibile. Pensando fosse fin troppo “squadrato” per essere un semplice sasso, l’uomo, aiutato dai presenti, ha scavato un po’ più a fondo, scoprendo qualcosa di straordinario. Così è venuto alla luce il primo dei quattro giganti di pietra.
Alla scoperta fatta dall’Associazione Roccabrivio è seguito il tempestivo intervento degli esperti, i quali ancora stanno esaminando i resti per fornire delle risposte concrete alle domande inerenti al loro passato. Il ritrovamento archeologico di San Giuliano Milanese è recente, perciò i punti d’ombra sono ancora tanti. Nonostante ciò, alcune considerazioni possono trovare spazio e fornire delle chiavi di lettura quantomeno interessanti.
Le quattro sculture in pietra risulterebbero essere i cosiddetti “Telamoni“, ovvero opere scultoree dalla funzione di sostegno architettonico. Insomma, le grandi figure maschili altro non sono che delle “colonne abbellite” (nella speranza che nessuno si offenda per questa licenza ironica). Ma a quale periodo risalgono? Ebbene, questa è una domanda che ancora non conosce risposta. Tuttavia si sa (ma non con assoluta certezza) quando i “Telamoni” sono giunti all’interno della tenuta seicentesca.
Sembra che i giganti, alti due metri e mezzo ciascuno, abbiano varcato i cancelli di Rocca Brivio a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. L’avrebbero fatto assieme alla scultura comunemente nota come “Il Venerdì Santo”. Attualmente la scultura occupa uno spazio all’interno della residenza nobiliare, di proprietà pubblica dal 1996 (preceduta da un ventennio di gestione dell’ordine religioso Servi di Maria).
Luigi Ventura, presidente dell’Associazione Roccabrivio, commenta così l’entità della scoperta: “È presto per fare delle valutazioni, ma queste statue potrebbero avere qualche secolo di vita. Di certo questo straordinario ritrovamento aggiunge ulteriore fascino e mistero al patrimonio storico della Rocca“.
Continua Ventura: “Adesso bisogna avviare gli adempimenti necessari al recupero e alla conservazione delle statue. Cercheremo anche di capire se queste opere possano avere un reale valore storico-architettonico“. In attesa di capire come questi omoni di pietra siano finiti sotto terra, sottolineiamo ancora una volta come il terreno sottostante i nostri piedi, che ogni giorno calpestiamo con giustificata indifferenza, nasconda dei tesori che la comune immaginazione talvolta fatica a visionare. Bel Paese, non a caso.