Un santo, venerato tanto dalla Chiesa Cattolica quanto da quella Ortodossa, noto sia per i suoi miracoli sia per il fatto di non essere un “uomo” propriamente detto. Esatto, perché San Cristoforo Cinocefalo era, come suggerisce il nome, essere umano solamente dal collo in giù; la testa, signore e signori, era quella di un cane. Perché? Una risposta univoca e onnicomprensiva di tutte le informazioni che possediamo sul suo conto non esiste, ma cercando di ricostruire un puzzle intricato si può ricavare qualche nozione interessante sulla vita del santo.
Già sulla storicità della sua esistenza permangono dei leciti dubbi. La fonte più antica che ne menziona la vita è del VII secolo. Si tratta di uno scritto latino di natura agiografica, il quale ricostruisce prevalentemente la fase finale del venerato. San Cristoforo vive in territorio romano durante la metà del III secolo, tragicamente immerso in quel contesto di anarchia militare e persecuzione religiosa. Per l’appunto, la violenta persecuzione voluta dall’imperatore Decio (249-251 d.C.) toglierà la vita anche al nostro San Cristoforo, cristiano convertito in seguito ad un episodio dalla caratura spirituale elevatissima. Il culto cattolico rappresenta l’uomo come un “gigante” di nome Offero, un tizio un po’ burbero nato in Cananea che per vivere aiutava i viandanti ad attraversare il Giordano, facendoli salire sulle sue possenti spalle. Un giorno un bambino chiese disponibilità per il servizio; quel bambino era proprio il Cristo, figlio di Dio.
L’incontro cambiò la vita di Offero, che cambiò nome in “Cristoforo” (letteralmente “portatore di Cristo”). Egli abbracciò la fede e per questa andò contro il martirio. Come potete vedere, manca la componente animalesca, tranquilli, gli ortodossi sopperiscono a questa mancanza. Secondo il “Čet’i-Minei“, compendio sulla vita di alcuni santi redatto dal venerabile Dimitri di Rostov, San Cristoforo nacque effettivamente Cinocefalo. La creatura, cannibale per tradizione, si recò nella provincia romana d’Africa perché chiamato da Dio. Una volta giunto in loco, la fede lo travolse e la carità divenne la sua ragion d’essere. Il Cinocefalo quindi iniziò a compiere miracoli a destra e a manca, terminando la sua esperienza esattamente col martirio, ordinato sempre da Decio.
Le due versioni – non le sole, senz’altro le più autorevoli – nel tempo si sono saldate ad altre leggende e narrazioni agiografiche. Eppure il dettaglio della testa canina è rimasto, come mai? Anche qui, le ipotesi sono tante e di seguito ne riporterò solamente alcune, partendo dalle più improbabili e terminando con quelle maggiormente plausibili. La prima teoria è la più diretta e chiara: San Cristoforo è nato con la testa di cane, fine. Altre fonti ci dicono come l’uomo, in giovane età, fosse talmente bello da aver a che fare con corteggiamenti femminili a cadenza quotidiana. Stanco delle pretese amorose, chiese al buon Dio di porre fine a quella condanna: di tutta risposta, l’Altissimo trasformò il giovine in un Cinocefalo. Semplice ed efficace.
Tralasciando l’aspetto mitico, passiamo a quello più realistico. Un’ipotesi, difficile da confermare viste le fonti ma intricante senza dubbio, vede il santo nascere in Tessaglia, nel villaggio di Kinos Kefali. Il nome del paese natale avrebbe contribuito all’idea per la quale San Cristoforo avesse la testa di un cane. L’ultima supposizione è quella maggiormente salda per prerogative e conclusioni tratte. Il santo sarebbe nato in Cananea, territorio levantino in mano romana che si estendeva dall’Eufrate al Mediterraneo. L’abitante della regione in latino si chiama “cananeus“, confondibile con “canineus” ovvero “canide” per l’italiano corrente. Per un errore degli scritti postumi si sarebbe tramandata la leggenda del santo con la testa canina.
Il culto del santo comunque andò progressivamente ad affermarsi come uno dei più importanti, almeno nell’Oriente ortodosso. Tuttavia tra XVII e XVIII secolo la sua venerazione fu bandita, perché ritenuta contro natura. Molte icone andarono distrutte, eppure altre sopravvissero, giungendo fino ai giorni nostri, come quelle situate nella Cattedrale dell’Arcangelo a Mosca o nel Museo bizantino e cristiano di Atene.