Il nome di Rosa Parks è collegato senza dubbio alla legislazione razziale che ancora negli anni ’50 del XX secolo vigeva negli Stati Uniti, in particolare in Alabama, dove la Parks viveva. In particolare l’incidente avvenne a Montgomery, il primo dicembre del 1955.
Quel giorno infatti, la donna si stava riposando di ritorno dal lavoro. Il problema era che occupava un posto riservato ai bianchi, come la legge dell’Alabama prevedeva. Man mano che l’autobus si riempì quel posto divenne sempre più ambito, ed i neri avevano l’obbligo di lasciarlo libero per i bianchi.
Rosa Parks entrò nella storia però per aver disubbidito a tale legge razziale. Quel giorno non si alzò. La 42enne pensava (a ragione) di avere gli stessi diritti di occupare il seggiolino del suo concittadino bianco. La polizia, che l’arrestò, ed il giudice che la condannò a 10$ di multa più il pagamento delle spese processuali, non la pensavano allo stesso modo.
Il movimento per i diritti dei neri però non tacque. Iniziò il famoso boicottaggio degli autobus. Nessun nero li utilizzava più per spostarsi nella zona, come predicava il giovane battista Martin Luther King, attivista già all’epoca. Per 382 giorni il servizio pubblico subì il boicottaggio inerme.
Tuttavia le perdite iniziarono ad essere ingenti, e le pressioni sociali degli attivisti sempre più spinte. I media diedero risonanza al fatto a livello più ampio e nel novembre del 1956 ci fu la rivalutazione delle norme razziali. La Corte Suprema stabilì che il razzismo era contro la Costituzione americana e abolì le norme segregazioniste.
La battaglia di Rosa Parks fu la prima ad avere una così grande eco e ad ottenere risultati concreti. Da allora la sua ostinazione ed il suo coraggio furono motivo di lotta per i diritti ed il suo nome rimane nella storia fra quello dei pionieri del contrasto alle discriminazioni, razziali o generiche che siano.