Ancora una volta delle straordinarie novità archeologiche provengono dalla sorprendente Svizzera. Dopo il fortunoso ritrovamento di Güttingen dovuto all’aratura di un campo di carote, oggi è il turno di una molteplice serie di rinvenimenti, tutti confinati ad una gola montana nel Canton Grigioni, sud-est svizzero. Tra i manufatti riportati alla luce, spicca un rarissimo pugnale romano. La sua storia è strettamente legata a quella di una campagna militare decretata dal primo imperatore romano Ottaviano Augusto, preludio dell’espansione in terra germanica.
Nel 16 a.C. Augusto aveva un obiettivo ben chiaro in testa: spostare il confine dell’impero ancora più a nord, facendolo combaciare con i fiumi Elba e Danubio. Diede così l’ordine alle sue legioni, 11 per l’esattezza (un totale di 50.000 uomini impiegati, cifra che include anche gli auxilia), di avanzare attraverso l’arco alpino, direzione nord-est. I Reti, popolazione alpina stanziata nell’odierna nazione elvetica, interruppero a più riprese la marcia della truppa romana. Per via degli scontri che vi furono, il quale esito arrise a Roma, molti degli oggetti utilizzati in battaglia finirono per disperdersi. Agli archeologi il duro compito di donare “nuova linfa” a questi manufatti che hanno conosciuto un oblio lungo due millenni.
Il professore d’archeologia romana presso l’Università di Basilea, Peter Schwarz, ha commentato così l’antico avvenimento: “Sembra che la gente del posto si fosse rintanata e sia stata colpita dai romani con fionde e catapulte. Questa è la prima volta che gli archeologi rintracciano i resti di un sito di battaglia romano in Svizzera. Probabile che i romani abbiano attaccato il loro nemico su un lato della valle, li abbiano spinti oltre il fiume, dall’altra parte della gola, prima di attaccare di nuovo.”
Dal suolo del Crap Ses, nella Val Sursette, grazie all’uso massiccio di metaldetector sono emerse ghiande in piombo per le fionde, dotazioni militari di vario genere, i resti di uno scudo e, dulcis in fundo, un pugnale romano con manico a croce. L’attenzione generale, nonché mediatica, si è riversata su quest’ultimo. D’elegante aspetto e pregevole fattura, il pugnale (dal latino pugio) risalirebbe all’ultimo cinquantennio prima della nascita di Cristo. Lo suggerisce l’impugnatura a croce, tipica di quell’epoca.
A brandire l’arma bianca, seconda nella dotazione dopo il gladio, potevano essere sia i legionari, così come i combattenti d’appoggio. Il pugnale romano di Crap Ses appartenne probabilmente ad un uomo della XII Legio Fulminata. Fu Giulio Cesare a costituirla nel 58 a.C.; essa rimarrà in servizio fino al V secolo inoltrato. Gli esperti hanno riferito come il pugio fosse senza guaina. Facile pensare che qualcuno l’abbia deposto intenzionalmente a suo tempo. Un modo per contemplare il sangue versato durante quella battaglia contro i Reti.
Per concludere, aggiungiamo come il pugnale romano ritornato alla luce appartenga ad una classe particolarmente speciale. Di esemplari simili ne contiamo solamente quattro, di cui uno emerso dalle vestigia di un accampamento romano presso Vindonissa (odierna Windisch), nel Canton Argovia.