Grazie a una collaborazione fra gli archeologi e lo scultore svedese Oscar Nilsson, ecco che è stato ricostruito il volto della misteriosa e inquietante “Donna Vampiro“. Tutto grazie a un mix di stampa 3D, analisi del DNA e arte forense (sì, quella della serie TV Bones per intenderci).
Chi era la “Donna Vampiro”?
Correva l’anno 2022 e gli archeologi dell’Università Nicolaus Copernicus di Toruń si ritrovarono di fronte a una scoperta alquanto bizzarra e inaspettata. Vicino a Pien, dalle parti di Dabrowa Cheiminska, in Polonia, avevano trovato la tomba di una giovane donna. Niente di strano, direte voi, se non fosse che il corpo della defunta aveva una falce al collo e un lucchetto triangolare sull’alluce.
Con uno spiccato balzo di fantasia, ecco che i ricercatori le diedero subito il soprannome di Donna Vampiro. Questo perché questa sepoltura, probabilmente risalente al XII secolo, secondo alcune interpretazioni presentava dei chiari elementi anti-vampiro, adottati per impedire ai non morti di risorgere.
Confesso che questi sistemi mi mancavano all’appello: le sepolture in terra sconsacrata, seppellire il morto a faccia in giù e riempirgli la bocca di rose canine ce li avevo (il caro buon vecchio Bram Stoker ci avrebbe messo anche un bel paletto nel cuore, non si sa mai), ma falci e lucchetti mancavano…
Ovviamente questo strano corredo funerario non era per forza una prova del fatto che le persone dell’epoca credessero specificatamente nei vampiri, ma rifletteva le usanze medievali volte a proteggere i vivi dai morti. Secondo il dott. Dariusz Polinski, è probabile che tali pratiche fossero intese per impedire il ritorno della donna dalla tomba, forse a causa di timori sociali collegati a qualche problema di salute o al suo comportamento quando era in vita.
Per ricostruire le fattezze della donna, Oscar Nilsson ha unito arte e scienza. Prima ha applicato dei perni di diverse lunghezze su un modello stampato in 3D del cranio della donna, in modo da segnare lo spessore dei tessuti in vari distretti anatomici. Poi ha scolpito i muscoli del volto servendosi di un’argilla speciale, aggiungendo poi pori, la trama della pelle ed eventuali piccoli difetti e cicatrici.
Infine ha inserito capelli, ciglia e sopracciglia per darle un aspetto più realistico. E il volto è quello che vedete nella foto in apertura. Ma non è finita qui perché, nel frattempo, sono andate avanti le analisi antropologiche e mediche. I risultati di tali test li trovate pubblicati sulla rivista Science. In particolare, però, si è scoperto che la donna presentava un emangioma a livello dello sterno, un tumore di per sé benigno ma che, probabilmente, causava deformità visibili e dolore cronico. Tali anomalie fisiche potrebbero aver contribuito a questa stigmatizzazione postuma che ha avuto come conseguenze questi insoliti riti di sepoltura.