Nell’ambito dell’indagine archeologica portata avanti nel sito di Ucanal, 400 km a nord di Città del Guatemala, gli addetti agli scavi hanno rinvenuto resti, tanto organici quanto inorganici, bruciati all’incirca 1.300 anni fa. La scoperta è avvenuta in una camera sepolcrale interna ad una piramide Maya. I dettagli dell’intera vicenda si possono sviscerare ed analizzare grazie alla pubblicazione scientifica sulla rivista Antiquity. Dallo studio traggo diretta ispirazione per l’articolo che segue.
L’autrice dello studio, ovvero la dottoressa Christina T. Halperin, docente associata di antropologia all’Università di Montréal, riferisce come i ritrovamenti di Ucanal possano svelare alcune questioni irrisolte sulla decadenza della civiltà Maya e sulle consuetudini funerarie che la contraddistinsero. Addentriamoci concretamente nel ritrovamento. Le ossa rinvenute appartenevano a quattro uomini adulti, due dei quali venuti meno tra i 21 ed i 35 anni, gli altri due tra i 40 ed i 60 anni.
Non si conosce la causa della loro morte, ma dai resti inceneriti solo parzialmente si possono evincere diverse informazioni. In primo luogo, la presenza di pregevoli ornamenti in giada, pendenti in smeraldo, armamenti e marmi, lasciano presupporre l’alta estrazione sociale degli inumati.
Ulteriori analisi hanno cercato di stabilire le motivazioni dietro l’incendio (postumo, è bene specificarlo) dei corpi così come dei manufatti. Secondo una delle ipotesi più convincenti, alla base del gesto ci fu una pubblica volontà profanatoria, magari in commemorazione di un brusco mutamento politico.
La datazione al radiocarbonio – tecnica che si avvale dell’analisi dei tassi di decadimento degli isotopi del carbonio per determinare l’età di un oggetto – mostra come l’incendio doloso sia avvenuto tra il 773 e l’881 d.C. Il medesimo esame in laboratorio ha tuttavia rivelato come il decesso degli individui precedesse di circa un secolo la bruciatura delle loro ossa.
La correlazione tra i resti “reali” della piramide Maya e la città di Ucanal non è casuale. Quest’ultima fu una vera e propria metropoli dell’epoca presa in considerazione, capitale del regno di K’anwitznal. Durante il suo apogeo espansionistico (tra il 630 e l’anno 1000) l’insediamento raggiunse i 26 km². Lo studio sottolinea come “La profanazione rituale dei resti reali mediante il fuoco non era sconosciuta nella cultura Maya. Questa civiltà aveva persino un termine per definirlo, ovvero ‘och-i k’ak’ tu-muk-il ‘, letteralmente ‘il fuoco che entra nella tomba’”.