Chiusura dei confini, ristabilimento della propria cultura come egemone e repressione del diverso. Sembra la descrizione di moderne svolte autoritarie e di chiusure nazionalistiche, ma stiamo parlando della Spagna del XVI secolo. In questo articolo vedremo le norme applicate da Filippo II negli ultimi decenni del ‘500 per estirpare una florida e mai doma tradizione musulmana dalla penisola iberica.
Per correttezza d’informazione si segnala che non si trattò di una vera e propria svolta autoritaria e improvvisa. Trattiamo un processo che invece comincia da più lontano, dalla famosa Reconquista, portata a termine un secolo prima da Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona. L’obbiettivo era il medesimo: estirpare otto secoli di cultura musulmana e ripristinare quella castigliana come predominante.
La Pragmatica Antimoresca fu annunciata così il 1° gennaio del 1567, da Filippo II, e proponeva norme e leggi che non suonano così lontane da noi. Si vietava ad esempio l’uso dell’arabo, sia parlato che scritto; erano vietati anche i nomi tipici moreschi e la copertura del viso con il velo islamico per le donne.
Una pratica utilizzata dall’Inquisizione anche nel processo di conversione forzata degli ebrei fu la sorveglianza esasperante. Così come gli ebrei ricevevano visite durante il sabato (giorno a loro sacro), per i musulmani di Spagna fu lo stesso nella giornata di venerdì. Avevano l’obbligo di tenere le porte delle loro abitazioni aperte affinché non potessero pregare nel privato delle loro case.
Alle norme di repressione seguirono quelle che imponevano i modi di vita castigliani. Vietando i nomi moreschi, divennero obbligatori quelli tipici di Castiglia. Lo stesso valse per i vestiti, una volta proibiti gli usi moreschi, si cercò di ripristinare anche per questi vecchi ospiti gli abiti del luogo. Tutto ciò era legato chiaramente all’ambito della fede cattolica, di cui la Spagna fu un baluardo in epoca moderna.
Tale politica puntava a sradicare usanze e credenze considerate come estranee. Perché? Chiaramente per cercare di eliminare una base comune, causare disorientamento e far convergere verso il cristianesimo il popolo moresco. Non fu il primo e nemmeno l’ultimo caso di tentativo di conversione forzata della storia, ed è giusto ricordarlo.