Questa storia macabra arriva dal Messico. Qui gli Aztechi (chiamarli Mexica è più corretto) avevano offerto in sacrificio un gran numero di bambini al dio della pioggia Tlaloc. Il tutto per cercare di combattere una devastante siccità che nel 1454 colpì la zona. Ebbene: gli archeologi ritengono che gli Aztechi abbiano sacrificato decine e decine di bambini piccoli per placare Tlaloc e riportare la pioggia nel Bacino del Messico.
Gli Aztechi, la siccità e quel terribile sacrificio di bambini
Secondo un comunicato stampa rilasciato dall’INAH, questa storia venne alla luce durante gli scavi del 1980-1981. Gli archeologi trovarono nel Tempio Mayor, un tempio monumentale di Tenochtitlan, nel cuore del Messico e dedicato proprio a Tlaloc, i resti di ben 42 bambini in quella che divenne nota come Offerta 48.
L’offerta comprendeva bambini adornati con abiti cerimoniali, collane di pietre preziose e una perlina verde messa in bocca a ogni bambino. Pigmenti blu, invece erano stati usati per dipingere i loro corpi. Attorno ai sacrifici, poi, erano presenti degli oggetti simbolici associati a Tlaloc, come giare in miniatura, conchiglie, ossa di uccelli e lame di ossidiana.
Ma chi era Tlaloc? Chiamato anche Nuhualpilli, era il dio della pioggia e della fertilità per gli Aztechi. Questi ultimi erano terrorizzati da lui e, per ottenerne il favore, erano soliti offrirgli sacrifici umani. Tlaloc era responsabile sia delle inondazioni che della siccità.
Sposato prima con Xochiquetzal, divinità dei fiori, a seguito del rapimento di costei da parte di Tezcatlipoca (dio della notte, del Nord e delle tentazioni), ecco che Tlaloc si consolò ben presto sposandosi con Matlalcueitl, la Signora dalla Veste Azzurra, dea della vita e della canzone.
Da Chalciuhtlicue, dea della pioggia, ebbe Tecciztecatl, divinità della luna. Sua sorella maggiore era Huixtocihuatl, dea delle acque salate.
Solitamente Tlaloc è raffigurato come un essere di colore blu con zanne. Viveva nel mondo sotterraneo insieme alle persone morte per folgorazione da fulmini, annegate o per malattia. Gli Aztechi erano soliti offrirgli bambini in sacrificio: i piccoli venivano annegati.
Nel caso del sacrificio nel Tempio Mayor, i bambini avevano un’età compresa fra i 2 e i 7 anni. Tutti mostravano segni di malnutrizione con segni di porosi ossea collegata ad anemia. Il che indica le difficoltà attraversate dalla popolazione a causa della siccità e annessa carestia.
Effettivamente la siccità del 1452-1454 fu devastante per la zona. Anche il lago Texcoco ne risentì, così come tutte le aree agricole della zona, tanto che la scarsità di cibo che ne derivò fu terribile.
Cronache del XVI secolo raccontano di come i governanti Mexica cercarono di alleviare la crisi distribuendo i raccolti conservati nei granai reali e organizzando anche sacrifici di massa. L’anno 1454 fu particolarmente difficile, tanto che i governanti autorizzarono i rituali per placare i tlaloque, gli assistenti divini di Tlaloc che si credeva controllassero le piogge.
Uno degli atti di devozione più intensi degli Aztechi era proprio quello di sacrificare dei bambini. Per integrare le loro offerte, gli Aztechi arrivarono anche a scambiare schiavi da altre regioni. In effetti le analisi hanno dimostrato che alcuni dei bambini sacrificato non erano nativi di questa zona del Messico, ma provenivano da zone lontane, come gli altopiani del Chiapas e del Guatemala.
Le credenze dei Mexica sostenevano che i bambini sacrificati si sarebbero uniti ai tlaloque nell’aiutare Tlaloc a portare la pioggia.