Immaginate la seguente situazione: vivete in Alaska, magari in una landa ghiacciata della costa nord-ovest, parlate tedesco e formalmente siete sudditi di un re, o per meglio dire, di un principe sovrano noto ai più come Giovanni Adamo II. Il versamento delle imposte non è a beneficio di Washington (come accade oggi), ma di Vaduz, capitale di quel piccolissimo principato incastonato tra la Svizzera e l’Austria di cui la stragrande maggioranza delle persone dimentica normalmente l’esistenza. Eppure il Liechtenstein esiste e ci fu un momento esatto nella storia in cui l’illusione appena presentata poté quasi divenire realtà concreta. Quell’attimo fuggente si materializzò nel 1867, nel contesto dell’Alaska Purchase o Acquisto dell’Alaska.
Dell’argomento abbiamo già parlato in passato (questi i due articoli di riferimento per approfondire la storia), omettendo tuttavia un piccolo dettaglio, tanto piccolo quanto lo stato protagonista della vicenda. Ma per comprendere l’origine di questo curioso episodio, dobbiamo fare un minuscolo passo indietro, tornando al recente 2015. Il giornale tedesco Welt am Sonntag pubblica la storia dietro la presunta offerta dell’Alaska da parte russa al monarca mitteleuropeo Giovanni II del Liechtenstein.
Nel 2018 un documentario a cura dell’emittente Schweizer Radio und Fernsehen riporta nuovamente i dettagli dell’affare, chiaramente mai avvenuto e solo frutto di un’ipotesi. L’opinione pubblica e i principali organi di stampa del microstato alpino bollano le notizie come dicerie, ma è qui che accade l’impensabile. L’attuale principe Giovanni Adamo scrive di sua mano una lettera, affermando come l’offerta dell’Alaska al principato non fosse una voce infondata, ma una realtà non concretizzatasi per svariate ragioni (sulle quali torneremo tra poco). Il principe della dinastia Von Liechtenstein dichiarò con entusiasmo che una ricerca oculata negli archivi di palazzo potesse far tornare alla luce le carte presentate da ambasciatori dell’allora autocrate di tutte le Russie Alessandro II alla corte di Vaduz.
Dal 2018 ad oggi è in corso una ricerca sfrenata per rivelare una storia che, se confermata e supportata da prove concrete, avrebbe del surreale. Su una linea puramente ipotetica ci si potrebbe porre più di qualche domanda: perché il principe Giovanni II rifiutò l’offerta dello zar? Perché Alessandro II vide proprio nel Liechtenstein un potenziale acquirente per quelle terre lontane e apparentemente sterili?
Beh, nelle domande si possono scorgere le basi di eventuali risposte. Anche il principe riteneva come non valesse la pena acquisire delle porzioni di territorio poco remunerative dal punto di vista economico e commerciale. Giocarono un ruolo non secondario nella scelta altri fattori. Un esempio è la considerevole lontananza geografica. L’impossibilità pratica di difendere quell’immensa terra. L’inevitabile dipendenza da altri paesi per l’accesso al mare per contatti e trasporti con l’Alaska.
Per rispondere alla seconda domanda, dobbiamo esaminare la figura del principe Giovanni II von Lichtenstein. Monarca avveduto, colto e poliglotta (parlava fluentemente tedesco, inglese, francese, italiano, ceco e russo), eccelso modernizzatore di un paese fino ad allora rurale. A livello diplomatico il serenissimo principe era in buone relazioni con chiunque. In particolar modo con Alessandro II Romanov, con cui si dice condividesse un sincero rapporto di stima ed amicizia. Se a ciò aggiungiamo le larghe disponibilità economiche della casata alpina, si comprendono meglio i motivi dietro l’insolita offerta. Poi non se ne fece più nulla e l’Alaska divenne territorio americano, con tutte le (notevoli) conseguenze del caso. Peccato, perché una congiuntura storica del genere avrebbe garantito al piccolo e spesso ignorato Liechtenstein una popolarità fuori scala.