I libri di Storia traboccano di racconti riguardanti macchinose cospirazioni, riuscite e fallite, quasi sempre volte all’uccisione di personalità ostili o al sovvertimento dell’ordine politico costituito. Una delle più celebri è senza dubbio la Congiura dei Pazzi, evento cardine della Storia d’Italia, che ebbe luogo a Firenze il 26 aprile 1478.
Facciamo un passo indietro. Il Quattrocento aveva visto affermarsi a Firenze la signoria della famiglia di ricchissimi banchieri De’ Medici, celata da un apparente mantenimento delle istituzioni repubblicane. Il potere mediceo era ovviamente inviso alle altri influenti famiglie fiorentine, che quindi attendevano in agguato il momento propizio per deporre la famiglia rivale. La grande disponibilità di denaro aveva permesso ai Medici non solo di affermarsi su Firenze, ma anche, tramite il credito bancario, di poter stringere proficui rapporti di collaborazione con diversi potentati locali e anche con grandi personalità politiche dell’epoca, primo fra tutti il Papa.
Tuttavia, nel 1473 i rapporti col Papato si ruppero improvvisamente. Papa Sisto IV, al secolo Francesco della Rovere, sfrenato nepotista, nutriva mire sui ricchi territori fiorentini per farne possesso privato dei propri nipoti, in particolare del prediletto Girolamo Riario. Perciò, cominciò a sfavorire i Medici all’interno dell’amministrazione finanziaria dello Stato della Chiesa, rivolgendosi ad un’altra famiglia fiorentina, i Pazzi, acerrima nemica dei Medici. Ai Pazzi venne inoltre affidato il lucrosissimo monopolio sulla vendita dell’allume pontificio di Tolfa. Un altro colpo fortissimo al patrimonio mediceo. I Medici si servirono del loro potere a Firenze con una serie di politiche volte a frenare l’ulteriore arricchimento dei Pazzi. Questo non fece altro che aggravare i già tesi rapporti fra le due famiglie.
Intorno al 1477, dunque, i Pazzi e il Papa cominciarono a tramare un’ordita congiura contro i Medici. Obiettivo finale era l’uccisione di Lorenzo de’ Medici e di suo fratello Giuliano e il passaggio del governo della città a Girolamo Riario. Prima di mettere in atto il colpo di stato, Sisto IV si assicurò una fitta trama di alleanze. A sostegno del pontefice si schierarono l’arcivescovo di Pisa Francesco Salvati, la Repubblica di Siena, il Re di Napoli Ferdinando I e il Duca di Urbino Federico da Montefeltro.
Il piano originale prevedeva l’avvelenamento dei due fratelli De’ Medici in occasione di un banchetto organizzato dal cardinale Raffaele Riario, nipote di Girolamo, il 25 aprile 1478. Tuttavia, un’indisposizione improvvisa di Giuliano de’ Medici gli impedì di partecipare alla festa. Perciò si rese necessario rimandare la congiura al giorno successivo, durante la messa in Santa Maria del Fiore. L’indomani, quindi, entrò in scena il piano. Giuliano fu ripetutamente pugnalato alla schiena, mentre Lorenzo riuscì a fuggire rimanendo ferito di striscio sulla spalla.
Sebbene l’uccisione di Giuliano fosse andata in porto, era fallita quella di Lorenzo, la più importante. Tuttavia, i congiurati speravano ancora di poter ottenere l’appoggio del popolo, ma non avevano calcolato lo straordinario sostegno popolare di cui godevano i Medici. Infatti, non appena si diffuse in città la voce della cospirazione, si scatenò un movimento popolare per dare la caccia ai congiurati. Fu questa la vera forza dei Medici, che consentì loro di rimanere in sella al governo fiorentino. Anche grazie allo sbarco dei Turchi ottomani sulle coste di Otranto nel 1480, si evitò lo scontro militare diretto fra le truppe medicee e quelle pontificie, senesi e napoletane. Lorenzo, quindi, approfittò del successo per lanciare un’offensiva contro i suoi nemici in città, in primis i Pazzi, e per accentrare ulteriormente il potere nelle sue mani.