Roma, 28 ottobre 312: presso Ponte Milvio, a nord della capitale, si fronteggiano le truppe di due imperatori rivali, Massenzio e Costantino. L’esito dello scontro sarà fondamentale: la vittoria di uno significa l’uscita di scena dell’altro. Ma la notte precedente la battaglia, Cristo apparve in sogno a Costantino, indicandogli la strada della vittoria.
Costantino e Massenzio erano entrambi figli di due Augusti che avevano governato la parte occidentale dell’Impero Romano, rispettivamente Costanzo Cloro e Massimiano. Tuttavia, l’allora sistema di governo dell’Impero, la tetrarchia di Diocleziano, non aveva consentito loro l’automatica ascesa al trono in quanto figli del precedente monarca. Tale sistema, infatti, prevedeva un condivisione del potere da parte di due Augusti, uno per l’Oriente e uno per l’Occidente, che a loro volta nominavano due sottoposti, i Cesari, ai quali affidavano porzioni di territorio da amministrare. Inoltre, alla morte dei due Augusti sarebbe spettato ai due Cesari succedere, anche se privi di legame parentale, e non ad eventuali figli dei due Augusti defunti.
Ma il sistema tetrarchico, semplice e funzionale solo sulla carta, entrò in crisi fin da subito. Nel 306 infatti, alla morte del padre Costanzo Cloro, le sue truppe proclamarono Augusto Costantino. Contemporaneamente, a Roma, Massenzio si autoproclamò Augusto. Entrambi, dunque, erano usurpatori del legittimo Augusto, Severo II, che fu infatti fatto uccidere da Massenzio poco dopo. Tuttavia, entrambi cercheranno subito una legittimazione dalle massime autorità del mondo romano di allora: l’Augusto d’Oriente Galerio e il Senato Romano. Il primo riconoscerà Costantino, mentre il secondo Massenzio. I margini per una ricomposizione pacifica si assottigliarono sempre più e lo scontro militare divenne dunque inevitabile.
Costantino, dunque, marciò su Roma dalla Britannia, dove si trovava al momento della proclamazione, mentre Massenzio decise di attenderlo nella capitale. I due eserciti si incontrarono presso Ponte Milvio, allora situato lungo sul confine nord del perimetro di mura che delimitava Roma. Se Massenzio, stando a quanto riportato dalla fonti dell’epoca, disponeva di un maggior numero di uomini, Costantino aveva invece dalla sua il favore divino.
Secondo il racconto di Eusebio di Cesarea, vescovo cristiano e stretto collaboratore di Costantino, la notte precedente alla battaglia, apparve in sogno all’imperatore una croce e il monogramma di Cristo (Il chi-rho, ossia le lettere iniziali sormontate del nome Cristo in greco, Christos) con al di sotto una scritta, in greco, che recitava “en touto nika“, che significa “in questo (simbolo) vinci”, che sarebbe poi stato tradotto in latino come “in hoc signo vinces“, ossia “sotto questo segno vincerai”. E così avvenne: l’indomani Costantino sconfisse Massenzio rimanendo il solo al governo della parte Occidentale dell’Impero Romano. Profondamento colpito dalla vicenda, l’imperatore, ancora pagano, negli anni successivi si fece istruire sulla religione cristiana, accordandole favori lungo tutto l’arco del suo governo.
Questo episodio ebbe molta fortuna nei secoli successivi, soprattutto nel forgiare il mito di Costantino quale primo imperatore cristiano. Tuttavia, la moderna storiografia ha evidenziato come il favore costantiniano alla fede cristiana derivasse in realtà da un intelligente calcolo politico. La rapida e capillare diffusione interclassista e interetnica del Cristianesimo aveva convinto Costantino che esso potesse fungere come solido collante per un Impero ormai in forte disgregazione interna. Ma in quei tempi era ancora vivo, seppur in decadenza, il culto politeista romano, soprattutto fra i potenti senatori. Costantino fu infatti attentissimo a barcamenarsi fra le due religioni, accordando favori ad entrambe. L’imperatore, infatti, si convertì al Cristianesimo solamente sul letto di morte.