Tra un saccheggio e l’altro, i Vichinghi amavano divertirsi con giochi da tavolo e di intrattenimento. Questo è testimoniato soprattutto dai corredi funerari ritrovati, dai quali si apprende, inoltre, che amavano anche intagliare bambole e giocattoli in legno, giocare a dadi e d’azzardo e praticare sport tutt’altro che pacifici durante le loro feste.
Il gioco da tavolo più famoso presso i Vichinghi era l’Hnefatafl, di cui purtroppo non si conoscono le regole. Si sa, però, che era un gioco di strategia, in cui due giocatori si scontravano in una battaglia: uno di loro aveva il maggior numero di pezzi ed era il più forte; l’altro, il re, aveva meno pezzi ed era più debole. Il primo doveva mettere alle strette il secondo, il quale difendeva il suo castello. Questo gioco i norreni lo importarono anche in Groenlandia, Islanda, Scozia e Gran Bretagna.
Poi c’erano i giochi dove si beveva, un po’ come gli odierni drinking games: squadre di uomini e donne bevevano, finendo per schernirsi a vicenda attraverso racconti e aneddoti particolari. Lo scopo del gioco era capire chi resisteva di più a dosi massicce di alcol e, contemporaneamente, riusciva a rimanere in piedi e articolare parole. Prendete nota per le prossime feste…
All’aperto, invece, c’erano gare di tiro con l’arco, lotta, lancio di pietre e giochi con le spade. Anche i combattimenti con i cavalli erano molto popolari. Oltre a questo, praticavano nuoto, tiro alla fune, wrestling e il gioco della palla al bastone. Non era raro che alcuni uomini rimanessero uccisi durante questi eventi, dato a contare non era la partecipazione, ma la gloria della vittoria (i romani e le loro corse dei carri sarebbero d’accordo). Mentre invece le donne non partecipavano, assistevano semplicemente e supportavano i loro uomini.
I bambini giocavano con giocattoli di legno, intagliati dai propri genitori, oppure con la palla. Tuttavia, durante gli scavi nell’area scandinava, i ricercatori hanno trovato anche armi a ”misura di bambini” nelle tombe con altri corredi funerari.
Queste informazioni ci aiutano sicuramente ad avere un’idea più completa della società vichinga, che amava giocare tanto quanto qualsiasi altra società dell’epoca. E anche se alla fine qualcuno ci rimetteva il collo, poco importava, sotto Odino si era tutti in fratellanza.