Nel nord-est dell’attuale Oman, c’è una città completamente in rovina, oggi patrimonio UNESCU, ma dal passato florido e glorioso. Marco Polo la descrisse come una meta portuale obbligatoria, come un centro urbano sviluppato architettonicamente e artisticamente parlando, come un punto dall’inevitabile valore strategico. Lui la chiamò Calatu, per tutti gli altri era Qahlat.
L’antica città di Qahlat visse il suo periodo di massimo splendore tra l’XI e il XVI secolo. I commerci che interessavano la zona del Golfo di Oman, sia in entrata che in uscita, vedevano come scalo di riferimento la città omanita. Da qui transitavano merci di ogni tipo, ma quelle di lusso erano prevalenti. La fortune di Qahlat derivavano dalla sua posizione strategica e dal fatto che avesse un porto capiente, in grado di accogliere innumerevoli imbarcazioni.
Molti furono i viaggiatori ospiti della città, a partire dal già citato Marco Polo (che ce la descrive nel libro “Il Milione”), passando per il mitico esploratore musulmano Ibn Battuta e l’ammiraglio navigatore cinese Zheng He. Tutti furono stupiti dalla bellezza di Qhalat. Eppure l’astro di questa città del Golfo di Oman si è spento col passare dei secoli, perché?
Le motivazioni sono molteplici: il sorgere e l’affermarsi di centri portuali vicini, come Mascate ma anche Hormuz, non fu di certo un toccasana per le economie di Qahlat; in secondo luogo, una causa del progressivo abbandono può essere la regolare attività sismica (anche se non violenta) che caratterizza ancora oggi la zona. La paura di un’imminente distruzione potrebbe aver influenzato mercanti e popolazione locale.
A ciò aggiungiamo le mire coloniali di noi europei (immancabili…), in particolar modo dei portoghesi, interessati ad occupare la zona per entrare a gamba tesa sui commerci da e per l’india. Un mix di fattori che ha decretato il decadimento dell’antica città di Qahlat.
Ciò che resta oggi, oltre ad un mucchio di macerie, è il mausoleo di “Bibi Maryam“. Questo edificio, privo della sua cupola, è l’ultima testimonianza del passato glorioso che fu. Concludiamo con una considerazione di Marco Polo, secondo noi perfetta per descrivere l’importanza del centro urbano: nessuna nave poteva transitare per il golfo senza che vi fosse la volontà di Qahlat. Scusate se è poco.