Facente parte di un complesso archeologico molto ampio ed esteso, Pumapunku rappresenta però uno dei misteri più intriganti e affascinanti della regione. Letteralmente “Porta del Puma”, le rovine di cui vogliamo parlarvi sono locate sulle sponde del lago Titicaca, in Bolivia. Il sito archeologico precolombiano non ha una datazione certa, anzi, molto si è discusso in tal senso, senza giungere a risposte concrete.
Colui che scoprì la “Porta del Puma“, ovvero l’esploratore e archeologo austriaco Arthur Posnansky, definiva il sito come uno dei più antichi sulla faccia della terra, collocandolo intorno al 13.000 a.C. L’esagerazione è palese, soprattutto se pensiamo che l’analisi al carbonio sostiene come Pumapunku sia in realtà nata tra il V e il VII secolo d.C.
Oggi Pumapunku è un assortimento di rovine in pietra, in parte divorate dalle intemperie climatiche. Una volta però si trattava di un meraviglioso esempio di costruzione ed edilizia della cultura locale Tiwanaku. Tale cultura, florida soprattutto tra il 700 e il 1000 d.C., contava sulla presenza di circa 400.000 persone. Tuttavia la zona conobbe un inspiegabile decadimento e abbandono a seguito del primo millennio. Si dice dovuto alla grave siccità e ai conseguenti disordini popolari.
Se questo è il contesto in cui sorge Pumapunku (anche Puma Punku o Puma Pumku), ora concentriamoci sulle caratteristiche uniche di ciò che rappresenta il sito oggi. Le rovine constatano la presenza di blocchi in pietra pesanti anche 130 tonnellate; a sorprendere è la loro forma. La lavorazione meticolosa, precisa a livello maniacale, permettere diversi incastri tra i blocchi. A ragion detta si pensa che Pumapunku fosse un cosiddetto “complesso modulare“.
Il grado di precisione degli intagli, le scanalature geometriche, la composizione dei blocchi rendono i massi di Pumapunku una bella fonte di speculazioni fantascientifiche, per non dire complottistiche. I blocchi, a forma di “H” (infatti prendono il nome di “blocchi H“) attirano visitatori e turisti da tutto il mondo. Nessuno sa dire chi abbia realizzato tali composizioni e altrettanti sono i dubbi sul “come” siano venuti alla luce.
Sorgono dubbi allo stesso modo sul trasporto di massi così grandi in un altipiano come quello del Titicaca. Leggende e misteri sono all’ordine del giorno per la “Porta del Puma”, ma è questo il bello del suddetto sito archeologico boliviano: più si scopre, più sono i lati nascosti ad emergere.