Togliamoci subito il dente. Molti di voi conosceranno già la differenza, ma ribadirla non nuoce a nessuno: pirati e corsari non erano (almeno sulla carta) la stessa cosa. Il pirata era a tutti gli effetti un fuorilegge, saccheggiava e danneggiava in contrasto con le regole vigenti. Il corsaro al contrario agiva per concessione del proprio governo, una concessione in forma cartacea che prendeva il nome di “lettera di corsa”. Detto ciò, è anche necessario ribadire come spesso i ruoli si intrecciavano, finendo per confondersi. Ma siamo qui per parlarvi dei volti noti, di alcuni dei pezzi da novanta di questo mondo. Perciò procediamo.
Se vi dicessimo “Captain Morgan”, a cosa pensereste? Per gli amanti del rum il collegamento sarebbe automatico, ma dietro quel nome si nasconde uno dei corsari/pirati (ve l’abbiamo detto che la differenza è labile) più famosi della storia. Il gallese Henry Morgan, conosciuto come “il diavolo dei Caraibi”, soggiogò per l’appunto la regione caraibica, accumulando ricchezze, potere e notorietà.
Si comprende lo spessore del personaggio quando, nella lista degli obiettivi di vita raggiunti, si legge “conquistatore della città di Panama” e al contempo “governatore della Giamaica per conto della corona inglese”. Morgan faceva un po’ come voleva e nessuno poté interrompere la sua ascesa come uomo di mare, nessuno tranne la morte, datata 1688. Ma dal Galles passiamo al Marocco, dove nel 1485 nacque Sayyida al-Hurra, nome che tradotto dall’arabo significa grossomodo “signora libera”.
Sayyida al-Hurra non solo era libera, ma anche assetata di vendetta. Nata in una facoltosa famiglia di origine andalusa, granadina nello specifico, Sayyida studiò arditamente, sposò un uomo di potere e ne prese il posto. Da governatrice di Tétouan si diede alla guerra di corsa, cercando di vendicare la caduta della sua amata Granada nelle mani dei cristiani. Per tutta la metà del XVI secolo diede filo da torcere agli spagnoli e ai portoghesi nel Mediterraneo. Temuta e rispettata da chiunque, Sayyida al-Hurra fu senza ombra di dubbio una delle figure femminili più influenti del mondo islamico moderno.
E concludiamo con un uomo la quale vita si è davvero fusa con la leggenda; ad oggi, quasi non si riesce a distinguere le due facce della realtà; un uomo il quale nome faceva scuotere il mare: François l’Olonnais, l’Olonese in italiano. All’inizio servitore presso una piantagione in America, fuggì, iniziando la sua carriera di bucaniere spietato. Riconosciuto come uno dei pirati più sanguinari di sempre, divenne il “flagello degli spagnoli” a causa delle sue ripetute aggressioni a danno dei vascelli iberici.
Chi finiva sotto la sua cattura, poteva anche dire addio ad ogni speranza di sopravvivenza. Strappava lingue, estraeva cuori, torturava per divertimento. La cosa bella e che non sappiamo dire cosa appartenga alla verità e cosa alla tetra leggenda, perché i documenti a disposizione smentiscono e confermano eventi ai quali è difficile credere. Una vita del genere poteva concludersi solo in un modo. L’Olonese nel 1671 naufragò sulle coste messicane, risalì il fiume San Juan ma fu intercettato da una tribù di cannibali. Breve storia triste.